Banjul- Ormai da alcuni giorni la situazione politica gambiana si fa sempre più tesa.

A inizio dicembre ci furono le elezioni in cui Yahya Jammeh, il presidente del Gambia dal 1994, è stato sconfitto dal candidato Adama Barrow. Il presidente uscente, che governa questo piccolo paese dell'africa occidentale si è rifiutato di riconoscere l'esito delle votazioni.

Cerimonia d'insediamento a Dakar

La cerimonia di insediamento di Barrow è prevista per oggi, ma per ragioni di sicurezza si terrà in territorio senegalese. Il nuovo presidente giurerà alle 17 (ora italiana) nell’ambasciata gambiana a Dakar.

Il Senegal è il paese che “contiene” l’intero territorio del Gambia facendogli da cornice.

Ultimatum del Senegal

Dopo il rifiuto di Jammeh di lasciare il potere, riconoscendo la vittoria dell'opposizione, è intervenuto il Senegal (appoggiato dalla Nigeria) dando un ultimatum. Al presidente uscente era stato dato tempo fino alla mezzanotte del 19 gennaio per lasciare il paese, ma non l’ha fatto. Nelle ultime ore le forze armate di diversi paesi dell'Africa occidentale, si sono posizionati sul confine Gambiano. In molti temono che per deporre Jammeh possa esserci bisogno di un intervento militare.

Civili e turisti lasciano il paese

Negli ultimi giorni molti fra civili e turisti stanno scappando dal Gambia.

Temendo nuove violenze e una guerra civile, hanno lasciato il paese. L’ONU ha calcolato che solo in questa settimana circa 26mila gambiani sono fuggiti in Senegal, mentre circa 3.500 turisti britannici presenti nel paese stanno venendo progressivamente evacuati con voli speciali.

Falliti tentativi diplomatici

Non è chiaro come si comporterà Jammeh nelle prossime ore e nei prossimi giorni.

La sua sconfitta e l’iniziale decisione di cedere il potere a Barrow, avrebbe dato una speranza di cambiamenti pacifici ai diversi paesi dell'area controllati da governi autoritari come quello di Jammeh. Egli invece ha preferito contestare il risultato delle elezioni – facendo sapere di non voler cedere il potere prima di una decisione sul suo ricorso da parte della Corte Suprema, che però ci metterà diversi mesi – ha occupato la sede della commissione elettorale con le forze armate e ieri ha dichiarato lo stato d'emergenza in tutto il territorio, cosa che formalmente gli dà la possibilità di compiere arresti illegali e di imporre sia il coprifuoco che la chiusura delle frontiere.

In oltre il presidente uscente ha rifiutato gli sforzi diplomatici di alcuni paesi vicini e amici del Gambia per risolvere la questione senza l’intervento militare. Ieri sera il presidente della Mauritania Mohamed Abdul Aziz ha negoziato una possibile soluzione col ministro della Giustizia, uno dei pochi membri del governo di Jammeh che si è dimesso, ma senza ottenere alcun risultato. Ora si attende la reazione di Senegal e Nigeria che hanno già schierato le loro truppe al confine. La possibilità di un intervento militare è sempre più alta.