La saga sulla presunta sottrazione di soldi pubblici da parte della famiglia di François Fillon, candidato alle presidenziali per i "Républicains", si arricchisce di ulteriori risvolti presenti sul numero di oggi, 1 febbraio, del giornale "Canard Enchainé", che ha innescato per primo la bufera nella destra francese, a pochi mesi dall'elezione del nuovo presidente.

Nuove rivelazioni

La vicenda è stata definita "Penelopegate", poiché il giornale francese la scorsa settimana ha rivelato che per diversi anni la moglie di Fillon avrebbe percepito, in qualità di sua assistente parlamentare, lauti stipendi senza essere mai stata presente sul posto di lavoro.

Inizialmente si era parlato di una cifra intorno ai 500.000 mila euro lordi per un arco temporale di quindici anni.

Le nuove rivelazioni del "Canard Enchainé", invece, parlano di oltre 830 mila euro. Addirittura nei primi otto mesi del 2007 la signora sarebbe stata pagata 10 mila euro al mese. La magistratura parigina, che ha aperto un fascicolo per appropriazione indebita e abuso d'ufficio, dopo il nulla osta del presidente dell'Assemblea Nazionale ha ordinato un sopralluogo in Parlamento, al fine di verificare la documentazione sull'attività della signora Fillon che, secondo la testata satirica, non esiste. Dal canto suo, il candidato all'Eliseo fa sapere di essere in grado di mettere a disposizione tutti i documenti necessari, anche se finora ciò non è avvenuto.

Una "parentopoli" francese

La storia non finisce qui perché, sull'edizione di oggi, "Canard Enchainé" fa una nuova rivelazione, sostenendo che in questa sorta di "parentopoli francese" sarebbero coinvolti anche i figli di Fillon, Marie e Charles. I fatti relativi ai due "rampolli" risalirebbero al periodo tra il 2005 e il 2007: anch'essi sarebbero stati pagati come assistenti parlamentari, intascando 84.000 euro.

Il paradosso sta nel fatto che François Fillon ha ammesso che questi soldi sono stati elargiti ai suoi figli, sottolineando però che rientravano tra le loro competenze come avvocati: peccato, però, che in quel periodo i due non fossero neanche laureati.

Il Parlamento europeo contro la Le Pen

Ma i guai non sono solo all'interno della destra moderata francese: c'è una vicenda simile che riguarda la candidata alla corsa all'Eliseo del Fronte nazionale, Marine Le Pen.

"Il luogo del misfatto", questa volta, sarebbe il Parlamento Europeo. Ieri, infatti, è scaduto il termine fissato per la restituzione di soldi che la Le Pen è accusata di aver sottratto per pagare due assistenti parlamentari che non avrebbero mai messo piede a Strasburgo né a Bruxelles. In sostanza, avrebbero lavorato per il Fronte Nazionale nella città di Nanterre. La cifra che l'esponente politica si sarebbe rifiutata di restituire, ammonta a 340.000 euro.