Virginia Raggi è ormai abituata a navigare controvento, non ha praticamente fatto altro dal giorno dell'elezione. Come se non bastassero i problemi giudiziari legati alle inchieste della Procura e le battaglie politiche attorno al suo nome. L'ultima 'grana' non la vede come attrice principale, ma il sindaco di Roma è poco amato dai suoi concittadini, stando alla recente graduatoria. Pertanto, è facile presupporre che l'eventuale fallimento del 'non ancora costruendo' stadio della Roma la renda ancora meno popolare, fermo restando che il progetto ha creato malumori, tra 'favorevoli' e 'contrari', all'interno del Movimento 5 Stelle.

Il parere contrario della Soprintendenza

L'ultima comunicazione del sindaco di Roma ha 'gelato' la dirigenza giallorossa. Virgina Raggi ha indicato "nuovi elementi che incidono sulla realizzazione del progetto", sottolineando che "lo stadio rientra tra le volontà dell'amministrazione comunale ma ci muoveremo nel rispetto delle leggi". L'elemento nuovo è stato esposto dalla Soprintendenza ai Beni Culturali che ha comunicato al Campidoglio una "dichiarazione di interesse culturale sull'ex ippodromo di Tor di Valle" (in base al progetto dell'Associazione Sportiva Roma, dovrebbe essere demolito). La nota è stata sottoscritta dalla soprintendente, Margherita Eichberg. Nel dettaglio, tanto la tribuna del vecchio ippodromo inaugurato alla fine degli anni '50, quanto parte del terreno circostante, sono al centro di una procedura di vincolo.

"La tribuna - viene spiegato nella lettera inviata al Comune di Roma - è un esempio rilevante di architettura contemporanea" ed in tal senso sarebbe praticamente unica nel suo genere dal punto di vista strutturale. In caso di nuove costruzioni, inoltre, "la visuale dell'impianto dovrà essere lasciata libera da opere in elevato".

Il progetto, in parole povere, apporterebbe un danno paesaggistico. Ma ciò che desta perplessità non è tanto il parere in sé, quanto la tempistica con cui è stato espresso: il prossimo 3 marzo si riunirà la Conferenza dei servizi che dovrà dare il parere definitivo. Per l'AS Roma è "inaccettabile" che questo nuovo elemento sia saltato fuori solo adesso, a meno di due settimane dal possibile nulla osta del Comune.

Furia giallorossa

La società giallorossa ha prodotto e diffuso un comunicato stampa di fuoco nel quale non esclude il ricorso alle vie legali. "La tempistica del parere della Soprintendenza è quantomeno singolare - si legge - e certamente avvieremo tutte le azioni consentite per tutelare il progetto, tutti gli investitori, gli azionisti ed i tifosi dell'AS Roma". Nel comunicato viene evidenziato come "la procedura di vincolo culturale non fosse mai stata accennata in precedenza" e, anzi "risulta conflittuale con i pareri resi in occasione della Conferenza dei servizi preliminare". I più increduli sono proprio i tifosi, a conclusione della nota si evidenzia come i supporters romanisti non comprendano "iniziative intempestive che appaiono ostili".

Una mediazione sembra impossibile

Ad onor del vero, il parere definitivo spetta allo Stato (in base alla Legge Madia, ndr) e non è da escludere che, alla fine, il punto di vista della Soprintendenza possa essere rigettato. Una terza via sembra alquanto difficile perché il progetto per il nuovo impianto di oltre 52 mila spettatori, con un vasto complesso composto da tre grattacieli che prevede la totale demolizione del vecchio ippodromo, non si sposa certamente con quanto espresso da Margherita Eichberg. Mediare è impossibile, alla luce dei tempi ristretti: non è un progetto che può essere 'rivisto' in meno di due settimane. Questa la 'fredda cronaca' della situazione, nessuna intenzione di 'crocefiggere' Virginia Raggi per la questione stadio anche perché attaccare il sindaco di Roma, di questi tempi, è come sparare sulla Croce Rossa. Rimane però il dubbio fondato che la questione poteva essere gestita meglio, ma è un dubbio che pervade un pò tutte le decisioni della giunta Raggi.