Washington ai ferri corti con Teheran. Quanto di buono aveva seminato l'amministrazione Obama nei rapporti diplomatici con un 'nemico' storico degli Stati Uniti, dopo gli accordi sul nucleare del 2015, sta per essere dissolto da Donald Trump. In merito agli accordi citati, il nuovo presidente ha più volte dichiarato di voler apportare una 'revisione'. Intanto la campagna anti-iraniana della Casa Bianca è già in atto: l'Iran risulta infatti tra i sette Paesi islamici del 'ban', il divieto di accesso ai cittadini di tali nazioni in territorio statunitense al quale Teheran ha intenzione di opporre un "principio di reciprocità".
Non saranno pertanto concessi nuovi 'visti' per entrare in Iran ai cittadini statunitensi ma quelli già approvati resteranno in comunque vigore. Nessuna azione retroattiva, quindi, a differenza del decreto di chiusura trimestrale firmato da Trump. Inoltre, lo scorso mercoledì, è stato presentato un nuovo disegno di legge alla Camera dei rappresentanti di Washington, firnato da quattro deputati repubblicani. La notizia è stata resa nota da Peter Roskema, uno dei quattro esponenti del GOP firmatari del ddl, sul suo sito ufficiale. Saranno proposte nuove sanzioni nei confronti dell'Iran.
'Teheran supporta il terrorismo e viola i diritti umani'
Il disegno di legge è indirizzato a contrastare il programma di sviluppo iraniano per nuovi missili balistici.
Teheran viene accusata di "supportare il terrorismo internazionale" e di "violare ripetutamente i diritti umani". Vengono dunque proposte "nuove sanzioni contro le Guardie della Rivoluzione Islamica (i Pasdaran, ndr) e contro la compagnia aerea Mahan Air". Quest'ultima, secondo i deputati firmatari, avrebbe la sua parte nella "diffusione del terrorismo".
Le nuove sanzioni vanno ad aggiungersi a quelle già in atto, per le quali viene inoltre proposta l'estensione. Gli autori del ddl suggeriscono infine sanzioni anche nei confronti di terzi, "Paesi che forniscono supporto all'Iran nella realizzazione del suo programma di sviluppo missilistico". Un ddl più o meno simile era stato presentato anche in Senato lo scorso 24 gennaio.
Intervento diplomatico di Mosca?
Se l'azione dell'amministrazione Trump sulla politica interna degli States sembra piuttosto chiara, regna una certa confusione per quanto riguarda la politica internazionale. Il nuovo presidente si dichiara amico di Israele, strizza l'occhio a Vladimir Putin e vuole avere la sua parte nei prossimi negoziati sulla Siria che si terranno a Ginevra. Dall'altro lato però sta issando un virtuale muro, oltre quello solido che intende costruire al confine con il Messico, con uno degli alleati storici della Russia che, tra l'altro, ha un ruolo importante nei citati colloqui sulla questione siriana. Riteniamo che i rapporti con l'Iran possano essere tra gli argomenti al centro dell'atteso incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, ancora da fissare, per il quale però si sta lavorando praticamente dal giorno post-elezione del nuovo presidente americano.
Una fonte del ministero degli esteri russo ha reso noto che già questo mese i rappresentanti del Cremlino potrebbero incontrare Rex Tillerson, il nuovo segretario di Stato americano in cui dialogo con i russi è aperto da parecchi anni per questioni imprenditoriali. Tillerson, chief executive di Exxon Mobil per oltre un ventennio, ha avuto proprio in territorio russo uno dei punti cardine dei suoi affari. C'è da dire che, giusto il mese scorso, Tillerson era stato tutt'altro che sulla stessa lunghezza d'onda del suo presidente, condannando duramente la politica del Cremlino per quanto riguarda "l'annessione della Crimea", "l'invasione dell'Ucraina" ed "il sostegno ad Assad in Siria". Il possibile incontro tra Rex Tillerson ed il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, potrebbe svolgersi a Bonn, in Germania, dove il 16 e 17 febbraio è in programma un summit dei rappresentanti della politica estera del G20.