Forse è davvero arrivato il momento, come ha detto di recente Angela Merkel, che l'Unione Europea torni "padrona del proprio destino". Non sarà semplice, perché dal dopoguerra ad oggi il vecchio continente ha vissuto esclusivamente con le 'spalle coperte' dall'angelo custode americano. Se però l'angelo in questione assume i contorni ambigui di Donald Trump, occorre che Bruxelles prenda posizione senza rinunciare comunque al dialogo con Washington. Trump, a poco più di un mese dal suo insediamento, si sta rivelando inaffidabile e sta perdendo parecchio della sua presunta coerenza, con alcune dichiarazioni e prese di posizione confuse e contraddittorie, soprattutto sulla politica estera.
La scarsa chiarezza della Casa Bianca
La Conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale, il vertice dei ministri della difesa dell'Alleanza Atlantica ed il summit dei ministri degli esteri nell'ambito del G20. Tre appuntamenti recenti in cui i rappresentanti della Casa Bianca, con in testa il vice presidente Mike Pence, hanno rassicurato gli storici alleati in merito alle posizioni della nuova amministrazione di Washington. Pence ha parlato da 'repubblicano doc', promettendo "fedeltà incrollabile" agli impegni NATO degli Stati Uniti, la stessa organizzazione che Trump aveva in più occasioni definito "obsoleta e dispendiosa". Ha inoltre 'bacchettato' la Russia in merito al rispetto degli accordi di Minsk sull'Ucraina e garantito che gli Stati Uniti avranno un ruolo nella risoluzione della questione siriana il cui negoziato "non spetta esclusivamente a Mosca".
In realtà Pence non ha speso una parola sui futuri rapporti tra Stati Uniti ed Unione Europea, i cui leader non fanno certamente i salti di gioia dinanzi ai proclami via Twitter del presidente americano. L'impressione di trovarsi dinanzi ad una mina vagante è piuttosto concreta, al contrario lo staff della Casa Bianca sembra avere il compito di 'smorzare' i toni del proprio leader con posizioni più rassicuranti alle quali, ad onor del vero, oggi è difficile prestare fiducia.
La cena con Nigel Farage
L'ultima notizia è meno rassicurante delle altre per Bruxelles. Magari si tratta semplicemente di 'cortese ospitalità', trattandosi nello specifico di una cena che vede allo stesso tavolo alcuni personaggi politici di spicco. Se però tra i commensali ci sono Donald Trump e Nigel Farage, l'ex leader degli indipendentisti britannici e grande regista della Brexit, per un qualunque organo di stampa è fin troppo scontato spendere fiumi di parole.
Farage si trova negli Stati Uniti per partecipare alla Cpac, la convention dei conservatori americani. Alla cena, che si è svolta in un hotel di Washington, hanno inoltre partecipato la 'first daughter', Ivanka Trump, ed il governatore della Florida, Rick Scott.
Inversioni e 'testacoda'
I leader UE non sono certamente gli unici in apprensione per i comportamenti poco nitidi del magnate diventato presidente. I recenti scambi di opinioni tra la Casa Bianca ed il Cremlino sugli arsenali nucleari sembrano il prologo di una nuova versione di 'C'eravamo tanto amati' ed il preludio ad un nuovo clima da Guerra Fredda. Anche in quel caso la posizione di Donald Trump è quantomeno ambigua, il nuovo corso di relazioni bilaterali con la Russia non è mai decollato e, anzi, è stato smentito a più riprese dai collaboratori del presidente.
Il quale intende implementare la campagna anti-Isis in Siria ma vuole anche dire la propria sul futuro politico di Damasco e dintorni; minaccia fuoco e fiamme con la Cina e poi dialoga cordialmente con Xi Jinping; definisce "un ostacolo alla pace" i nuovi insediamenti israeliani in Palestina ma poi ospita Benjamin Netanyahu e gli dà praticamente 'carta bianca'. Se fossimo al cinema, sarebbbe un pessima commedia demenziale tipicamente americana ma, purtroppo, in questo caso non strappa nemmeno un sorriso.