Ci risiamo! Sarebbe proprio il caso di dirlo. La stessa faccia, la stessa boria, anche la sottile ironia sarcastica tipica di chi sa di averti preso in giro per l'ennesima volta è la stessa. D'altronde però ognuno fa il proprio mestiere, e bisogna saperlo fare bene.

Questo è il caso dei cosiddetti politici di professione, paradigmatico esempio della classe italica pronta sempre a proporsi e riproporsi, a rottamare e a ritornare alle origini in nome di un sacrificio quasi eroico, da padri della patria. Una peculiare capacità di certe figure consiste nel saper percepire le urgenze del paese prima e meglio di ogni altro cittadino.

Questa caratteristica, comune ai più navigati del mestiere, è il baluardo di ogni campagna, sia essa di consolidamento o di conquista. La mancanza più grave però (non tutti per fortuna siamo perfetti) sta nel fatto che questo ragionamento, di per se nobile, non prevede il suo esatto opposto. Non esiste in effetti una strada di ritorno, motivo per il quale un cittadino che non sente l'esigenza dei loro sacrifici è e resta un povero ciarlatano.

Da Berlusconi a De Mita, dal sempre eterno Prodi al combattente Bossi, passando per il compianto Craxi e il neoeletto (si fa per dire) sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Basta semplicemente fare una bella panoramica dell'emiciclo per capire che, da una trentina d'anni, le novità sono ben poche ed i sorrisi di cera rimangono gli stessi, coinvolti a turno in una danza dal sapore gattopardesco che pare non avere fine.

L'infelice battuta di D'Alema, pronunciata a Bari qualche giorno fa, ha un sapore amaro grottesco: "E' evidente che per un movimento che nasce ci sarà bisogno di candidare delle personalità. Quindi se i cittadini pugliesi mi chiederanno di essere candidato, mi prenderò le mie responsabilità".

La buttano sul sacrificio e sulla responsabilità come se, dopo quasi quarant'anni d'onorata carriera al servizio del paese, avessero assimilato un bagaglio di conoscenze e un expertise tale per cui la soluzione ai problemi attuali appartiene solo alle loro bacchette magiche.

Ricordano un po' la figura di Penelope, con una mano strappano la tela e con l'altra cercano di tessere le loro sempre identiche trame, con buona pace di quella generazione di "bamboccioni" colpevole di immobilismo.

Eppure proprio D'Alema dovrebbe conoscere quel passo esemplare de "La città futura" di Antonio Gramsci: "Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare". Dovrebbe ... il condizionale è d'obbligo. Ma qualora così non fosse, qualcuno lo avvisi in tempo.