Il segretario alla Difesa americana, Jim Mattis, ha firmato e trasmesso a tutte le autorità militari americane il rinvio del nulla osta che consente a tutti gli individui che si definiscono transgender di arruolarsi nelle forze armate statunitensi. Il motivo ufficiale di questa decisione, secondo quanto rivela l'agenzia di stampa americana Associated Press, sarebbe da ricercare nella richiesta, fatta ai capi di Stato maggiore americani, contemporaneamente alla firma del rinvio, di avviare un inchiesta interna che verifichi se concedere ai transgender di arruolarsi nelle forze armate possa influire sulle capacità di reazione dell' esercito.

Secondo quanto riferito dalla portavoce del Pentagono, Dana White, il segretario alla Difesa Mattis avrebbe firmato il rinvio già venerdì scorso. All'interno delle forze armate americane esiste già un piccolo contingente di soldati che si definiscono transgender. E il rinvio firmato venerdì da Mattis non influisce minimamente sulla loro possibilità di continuare a prestare servizio nell'esercito americano. Ma i risultati dell'inchiesta potrebbero dare delle sorprese.

Le motivazioni del segretario alla Difesa

Nella comunicazione inviata a tutti i capi dei servizi militari e di Stato maggiore, Mattis dice di temere che un ulteriore ampliamento del contingente transgender nell'esercito americano potrebbe minarne profondamente la capacità di reazione e quindi non essere sufficientemente letale in combattimento.

E i 6 mesi in più servirebbero ad accertare se questa possibilità ha un fondamento di verità. Secondo Mattis, ogni decisione politica in tema di difesa deve essere valutata col metro di misura fondamentale della capacità delle forze armate di difendere la nazione.

Di fatto, il rinvio firmato venerdì dal segretario fa seguito ad un documento inviatogli la settimana scorsa dai capi di Stato maggiore delle 4 forze armate americane, nel quale si chiedeva di rinviare l'ulteriore ampliamento del contingente transgender di un biennio.

La decisione presa da Mattis salva capra e cavoli. Infatti accontenta i militari e nello stesso tempo impedisce che piovano critiche sul suo operato da parte del Congresso.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Mattis, l'inchiesta interna dovrebbe terminare entro il 1 dicembre e il risultato non è scontato. Più facilmente intuibile la corrente di polemiche che la decisione del segretario alla Difesa ha comunque suscitato nell'opinione pubblica.

Le opposte reazioni alla decisione di Mattis

Negli Stati Uniti esiste una folta comunità transgender e molti la pensano come Stephen Peters, veterano dell'esercito e portavoce della campagna per i diritti umani dei transgender, secondo cui ogni giorno che passa senza che sia presa una chiara decisione politica in merito impedisce alle forze armate di arruolare i migliori talenti indipendentemente dall'identità di genere. D'altra parte, Jerry Boykin, Luogotenente generale in congedo dell'esercito e vice presidente esecutivo del Family Research Council, plaude alla decisione di Mattis, argomentando che il Pentagono ha il diritto di porre un freno a quelle decisioni politiche che renderebbero difficile alle forze armate americane di vincere le battaglie o le guerre.

Secondo uno studio, gli effettivi transgender nelle forze armate americane sono tra i 3 e i 7 mila, mentre i riservisti sarebbero tra i 1500 e i 4000. Un eventuale esito negativo dell'inchiesta ordinata dal segretario alla Difesa probabilmente aprirebbe la porta ad una riconsiderazione del loro ruolo.