A sei anni dalle dimissioni da premier dell’ultimo governo presieduto - in una stagione Politica ed economica tra le più delicate e problematiche della storia repubblicana - salutate con giubilo da buona parte dell’opinione pubblica italiana e internazionale, ed a ventitré dalla sua discesa in campo, berlusconi continua ad essere il centro della politica italiana.
Seppur lontano dai fasti delle precedenti legislature (con il picco di consenso personale raggiunto nel 2009, nella misura del 51% secondo Demos & Pi, nell'analisi contenuta nel suo Atlante Politico), le quotazioni attuali del Cavaliere sono in rialzo.
L’exploit della Lega degli ultimi anni non è riuscito a marginalizzare il suo ruolo nello schieramento di centro-destra, poiché la versione 2.0 di Forza Italia si propone con il suo 15% (secondo gli ultimi sondaggi) come prima forza della coalizione, nonostante l'impossibile candidatura del proprio presidente e uomo di punta dell’intero schieramento a causa della decadenza da senatore del 2013, che lo terrà fuori almeno sino al 2019 (a meno di sorprese dalla Corte di Strasburgo). Da qui le parole di Berlusconi sul possibile candidato.
Come è riuscito Berlusconi a riproporsi prepotentemente sulla scena nazionale?
Procediamo con ordine, analizzando brevemente lo stato dell’arte degli schieramenti, partendo proprio dal centro-destra.
La Lega dell’era Salvini sta vivendo una stagione particolarmente positiva. Abbandonando le tematizzazioni settentrionaliste e secessioniste della tradizione del Carroccio, sostituendole progressivamente con temi legati alla crisi migratoria in salsa populista, ed avvicinandosi inoltre all’elettorato meridionale, è riuscita a proporsi come una forza politica autenticamente nazionale (al netto di rivendicazioni autonomiste delle regioni leghiste degli ultimi referendum).
Tuttavia le posizioni di Pontida, seppur “filtrate” da sfumature moderate, non riescono a cogliere i voti di quest’area. Lo stesso può dirsi di Fratelli d'Italia, la Rinascente ex missina e AN, che invece non nasconde le proprie pulsioni nazionaliste.
Il nuovo centro è rappresentato dal Movimento 5 stelle, data la sua configurazione post-ideologica che lo colloca in un territorio “neutro”, frutto di spinte eterogenee interne allo stesso, in cui convivono anime di destra e sinistra accomunate dal progetto di cambiamento proposto dagli ormai ex grillini.
La fuoriuscita da capo politico e portavoce di Grillo e la ricerca di una posizione meno oltranzista, non ha ancora cambiato in maniera considerevole l’agenda politica del Movimento, ancora strattonato da una parte e dall’altra sul da farsi.
Il centro-sinistra vive un ritorno al passato. Lo strappo fra il Partito Democratico e gli ex compagni appare insanabile, nonostante i “tentativi” degli scorsi mesi e la “mediazione” di Pisapia. Se da un lato, il partito di governo, in discesa continua nei consensi, sembra aver completato la sua opera di “renzizzazione” verso una direzione sempre meno di sinistra e con un’attenzione continua agli avvenimenti in casa Forza Italia; dall’altro, la nuova formazione di Liberi e Uguali (Mdp, Sinistra Italiana e Possibile) si è stretta attorno alla figura del presidente del Senato Pietro Grasso, alla ricerca del fatidico 10% che le possa consegnare una certa forza politica per non rimanere esclusa dalle grandi manovre all’indomani del voto.
Un colloquium interruptus. Almeno sino ai risultati delle elezioni.
Allo stato attuale è impensabile un governo senza alleanze. Nessuno è in grado di poter governare da solo. Ed è qui che rientra in gioco Berlusconi.
Sono ancora in campo con lo stesso spirito del ‘94 per senso di responsabilità verso il mio Paese e verso tutti gli italiani che in 23 anni mi hanno dato il loro voto 200 milioni di volte #mattino5 pic.twitter.com/FPLOlffXId
— Silvio Berlusconi (@berlusconi) 6 dicembre 2017
Silvio Berlusconi avrà un ruolo centrale anche nella prossima fase?
Se a sinistra la battaglia si giocherà tutta sui temi della (mancata) unità, del voto utile come argine al voto populista e della riavvicinamento al proprio popolo deluso (con il bonus di un non meglio specificato progetto per il futuro), a destra gli immigrati, l'economia e l’identità nazionale rappresentano i temi più caldi.
Per il Movimento 5 Stelle, in piena riorganizzazione delle proprie strutture, deciderà il web.
Sono presenti la rabbia e il disagio del popolo minuto in perenne ricerca di nemici, la cui presenza possa giustificare la propria condizione; una nuova generazione di cittadini proiettati verso il futuro senza una chiara programmazione; l'euforia dei cittadini per eccellenza chiamati alla prova di maturità; e la delusione di un gregge politico “tradito” da decenni di divisioni. Prendendo in prestito uno slogan che va per la maggiore: ognuno a casa loro. Manca un progetto comune che accomuni più anime politiche e che non si riduca alle sole tendenze. Una corsa individuale verso Palazzo Chigi che non può avere un vincitore.
Le recenti regionali siciliane mostrano esattamente questo scenario: nessuno è in grado di vincere da solo. Musumeci, eterno secondo della politica isolana, è riuscito a presiedere Palazzo dei Normanni grazie ad uno schieramento unito, a dispetto delle divisioni fra le sue componenti, dove Forza Italia ha fatto la parte del leone in una regione che non ha mai abbandonato Silvio Berlusconi. E dove la mediazione dello stesso è stata cruciale nella definizione dell’alleanza.
L’opinione pubblica italiana, la stessa che aveva esultato alle dimissioni dell’ex premier in quella fredda sera del 12 novembre 2011, sembra non riconoscerne più la figura di nemico numero uno. Un ruolo al momento conteso fra Salvini, Di Maio e Renzi.
La ritrovata presenza mediatica, la riproposizione degli schemi comunicativi che ne avevano decretato il successo e l'apparente marginalità politica nello schieramento di centro-destra hanno fatto il resto.
L’imperitura condizione di criticità e instabilità del sistema politico attuale ha fatto sì che Berlusconi si presenti come l’alleato non voluto ma necessario. Si pensi alla Lega, costretta nuovamente a rincorrere Forza Italia nonostante stia vivendo un periodo esaltante; al Partito Democratico, in discesa e consapevole di dover bussare alla porta degli azzurri per poter costruire una maggioranza in caso di vittoria; al Movimento 5 Stelle, chiamato alla drammatica ricerca del 50+1 per non tradire la propria storia.
Berlusconi è tornato (meno forte di prima) in una posizione inedita e più indispensabile che mai: il centro attorno il quale ruota l’intero sistema politico italiano.