Per l’ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Gentiloni, Carlo Calenda, iscrittosi al Pd il giorno successivo alla sconfitta nelle elezioni politiche del 4 marzo, è necessario dare vita ad una “alleanza repubblicana” che abbia come obiettivo quello di andare “oltre gli attuali partiti”. Insomma, secondo Calenda, l’unica possibilità che ha il centrosinistra di risorgere è quello di mandare in soffitta le odierne forze politiche, in primis il Partito Democratico, e non proporre più agli elettori una semplice “somma di partiti malandati”.
Il manifesto politico dell’ex ministro, pubblicato ieri sul quotidiano Il Foglio, scuote la classe dirigente del Nazareno che si divide nei giudizi: favorevoli molti big, contrari i renziani e la sinistra interna.
I dirigenti Pd favorevoli alla proposta di Calenda
La rottura con il passato teorizzata da Carlo Calenda sta suscitando un dibattito molto acceso nella classe dirigente Pd. Tra i favorevoli ad una alleanza repubblicana che archivi i vecchi partiti del centrosinistra c’è l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Secondo il predecessore di Tria al Mef, infatti, quello lanciato da Calenda rappresenta un “messaggio forte per il futuro dei progressisti”, visto che il suo manifesto si prefigge di “proteggere i deboli” e rassicurare l’Italia.
Concordano con l’iniziativa calendiana, anche se in maniera meno entusiastica, anche altri due ex ministri come Roberta Pinotti e Claudio De Vincenti. La prima parla di “base di partenza importante per rialzare la testa”. Il secondo, quasi con gli stessi termini, di “contributo importante per ridare un futuro al nostro paese”.
Reazione positiva anche quella del governatore della Toscana, Enrico Rossi, secondo il quale “Calenda ha una visione” perché è necessario rimettere al centro del dibattito politico a sinistra “la questione sociale e la lotta alla povertà”. Rossi, però, ci tiene a precisare di essere diverso da Calenda, anche se i due hanno lo stesso obiettivo. A concordare con i contenuti del manifesto è anche un altro ex ministro, quello dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Mentre il sindaco di Bergamo, e candidato sconfitto alle recenti elezioni regionali, Giorgio Gori, si schiera apertamente parlando di “miglior riflessione programmatica in circolazione.
I contrari al manifesto calendiano
A guidare il fronte degli oppositori politici di Calenda e della sua proposta di alleanza repubblicana c’è sicuramente Matteo Orfini. Il presidente del partito ironizza sull’intenzione di andare oltre il Pd pubblicando sul suo profilo Instagram la foto del Manifesto del Partito Comunista, scritto nel 1848 da Karl Marx e Friedrich Engels, con tanto di commento: “Mi hanno portato un bel manifesto da leggere...”. Titubante si dimostra anche Gianni Cuperlo, convinto che “si rischia di perdere ancora” se si decide di “ripartire dai nomi e non dalle idee”.
È combattuto, invece, Goffredo Bettini, che apprezza la prima parte della proposta di Calenda, ma considera “contraddittoria” la seconda. Chiudiamo con il deputato Luigi Marattin, in disaccordo con la “narrazione” di Calenda secondo la quale “la Politica progressista degli ultimi due decenni si sarebbe rassegnata al predominio delle forze di mercato”.