Il Partito Democratico non riesce proprio a vedere la luce fuori dal tunnel dopo la sconfitta nei ballottaggi delle elezioni comunali del 24 giugno scorso. Secondo quanto riportato da diversi quotidiani, tra i quali Repubblica, il partito sarebbe, come sempre, spaccato in due tra renziani e antirenziani sulla data del congresso in cui dovrebbe essere nominato il nuovo gruppo dirigente. I primi vorrebbero rinviarlo al 2019, mentre i secondi, con Dario Franceschini in testa, premono per una più rapida resa dei conti. Intanto, diversi intellettuali e giornalisti esprimono la loro opinione e provano ad offrire una soluzione ad una crisi del Pd, e dell’intera sinistra italiana, che sembra irreversibile.
Secondo lo storico e filologo classico Luciano Canfora, ad esempio, ormai la sinistra politica non esisterebbe più e il Pd andrebbe proprio liquidato, anzi incenerito, anziché riformato.
Luciano Canfora non vede un futuro per il Pd
Il professor Luciano Canfora, classe 1942, è considerato uno degli storici più esperti ed influenti della cultura italiana, da sempre vicino a posizioni di sinistra. Per questo motivo la sua opinione sul destino del Pd e del centrosinistra in Italia non può essere trascurata. Oggi, 27 giugno, Canfora ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano, in cui ha inflitto un colpo quasi mortale alle speranze di ripresa del partito erede del Pci prima, di Pds e Ds poi. Secondo il filologo barese, infatti, ormai “la sinistra non esiste più”, ma il fatto più importante è che lo stesso Pd sarebbe “da liquidare, anzi incenerire”.
Un giudizio che non lascia spazio ad interpretazioni riduttive, visto che Canfora si permette anche di ironizzare sul fatto che, se ancora dovessero esistere sul territorio italiano “circoli e militanti attivi del Pd”, il loro compito dovrebbe essere esclusivamente quello di affrettarsi a “liquidare lo stato maggiore” del Nazareno.
Insomma, il professore sogna una vera e propria svolta a sinistra visto che, come confessa lui stesso, alle ultime elezioni politiche ha votato Liberi e Uguali sperando di raggiungere il 10% dei voti. Speranza poi tragicamente “superata dal principio di realtà”.
Andrea Scanzi: ‘Renzi ha rottamato il partito’
Se Canfora non ci va certo leggero nel suo giudizio sul Pd, ancora più duro picchia Andrea Scanzi, corsivista del quotidiano diretto da Marco Travaglio.
Secondo Scanzi, infatti, l’ex segretario Matteo Renzi avrebbe “ancora in mano tutto il partito”. Negli anni del suo segretariato, aggiunge il giornalista, avrebbe di fatto agito come “curatore fallimentare di ciò che era già agonizzante” e, quindi, sarebbe stato lui a “rottamare il partito”. Secondo Scanzi, però, cambiare solo il nome al Pd non servirebbe a nulla, sarebbe solo “una operazione di maquillage”, se venissero lasciate nei posti apicali le stesse persone che ci sono oggi. Il notista del Fatto non ce l’ha solo con Renzi, ma anche con i vari Orlando, Franceschini e Martina. Comunque sia, la responsabilità di aver “ridotto all’isolamento” un partito che alle elezioni del 4 marzo ha comunque ottenuto più voti della Lega di Salvini, ricade tutta su Matteo Renzi. In conclusione, “nel centrosinistra è stato sbagliato tutto negli ultimi anni”.