L'alta tensione fra Trump e Rouhani sembra non avere fine. Poche ore fa è arrivata l'ennesima frecciatina al vetriolo del tycoon americano verso l'omologo iraniano che, dal canto suo, dimostra di non avere alcuna intenzione di abbassare i toni, rispondendo per le rime in un'escalation di accuse reciproche che desta non poche preoccupazioni.
Dopo i bombardamenti in Siria avvenuti nel mese di aprile che avevano rischiato di coinvolgere anche la Russia nel conflitto, la politica estera di Donald Trump torna ad alimentare ipotetici scenari di guerra.
Lo scambio di accuse e minacce inviate anche via Twitter è iniziato l'8 maggio, quando il presidente americano aveva comunicato la sua intenzione di uscire dall'intesa sul nucleare iraniano (raggiunta nel 2015 da Obama, ndr). In quell'occasione, l'Iran aveva ufficializzato la sua volontà di limitare drasticamente il programma nucleare, a patto che le sanzioni economiche internazionali fossero eliminate. Tuttavia gli israeliani si erano accorti (con tanto di prove) che l'Iran stava, in realtà, aumentando i propri sforzi per produrre bombe atomiche.
In questi mesi la situazione non è certamente migliorata, e sono sorte non poche complicazioni. Infatti la Russia e alcuni Paesi europei hanno introdotto delle reti commerciali (greggio e materie prime) molto interessanti con Teheran.
Dall'altra parte, invece, gli Stati Uniti - appoggiati in primis dall'Arabia Saudita e da Israele - stanno provando continuamente a ridurre la libertà commerciale dell'Iran, al fine di annullarne le capacità nucleari.
Il tweet minaccioso di Trump
Qualche giorno fa, l'ayatollah Ali Khamenei ha definito "un grossolano errore" il pensiero che un'eventuale ripresa dei rapporti con gli Stati Uniti possano dare una svolta ai problemi dell'Iran.
A queste dichiarazioni è seguito l'intervento del presidente Rouhani che, in presenza di un gruppo di diplomatici iraniani, ha tuonato: "L'America dovrebbe sapere che la pace con l'Iran è la madre di tutte le paci, e la guerra con l'Iran è la madre di tutte le guerre". Queste affermazioni, ovviamente, hanno destato non poche preoccupazioni nella comunità internazionale, soprattutto perché hanno provocato la pesante e minacciosa reazione di Donald Trump con un tweet.
Nel suo intervento su Twitter, il presidente statunitense si è rivolto direttamente al suo omologo, intimandogli di non minacciare più gli USA, altrimenti lui e il suo popolo ne pagheranno le conseguenze. Proseguendo nel suo post, il leader della Casa Bianca ha ricordato che non tollererà più "le vostre stupide parole di violenza e morte. Fate attenzione".
Poche ore dopo, è arrivato il contrattacco da Teheran, firmato dal capo della giustizia Sadegh Amoli Larijani: "Ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa porterà a una risposta indimenticabile dell'Iran che rimarrà nella storia. Le affermazioni di Donald Trump sono state fatte da una persona incapace e stupida come lui - ha aggiunto Larijani - ma deve sapere che nella storia tutti i faraoni hanno avuto questo illogico orgoglio, aspettandosi di essere idolatrati da tutti".
Successivamente, il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, durante un discorso tenuto in California, ha affermato che gli Stati Uniti non hanno paura di condannare l'atteggiamento offensivo del regime iraniano con sanzioni pesanti, invitando anche gli altri Paesi che sono contrari alla politica di Teheran ad unirsi alla "campagna di pressione" americana, chiamando a raccolta soprattutto gli alleati in Medio Oriente e in Europa.