Il governo Conte non sembra aver avanzato una proposta concreta in tema prostituzione, e il governo non sembra avere interesse prioritario sulla questione: la Legge Merlin, almeno finora, non è nel contratto di governo. A 60 anni dalla fine delle case chiuse che ha posto la parola fine alla legalizzazione (o regolamentazione) della prostituzione, intesa come riconoscimento e disciplina del meretricio, si torna però a parlare, con costanza, di misure che regolino e controllino il fenomeno, per garantire sia maggiore sicurezza che maggiori entrate nelle casse dello Stato.

Ma cosa ne pensa il Movimento Cinque Stelle della questione prostituzione? Se non rientra nel contratto di governo bisogna ricordare che l'attuale Vicepresidente della Camera, la deputata Maria Edera Spadoni, è stata la firmataria, un anno fa, di un progetto di legge che voleva regolamentare la prostituzione, mettendo però allo stesso tempo dei paletti e delle garanzie tali da evitare pratiche di sfruttamento verso le donne.

Più votata sulla piattaforma Rousseau degli iscritti del Movimento 5 Stelle, la proposta base è stata modificata e presentata alla Camera poco più di un anno fa, il 17 settembre 2017, recante il titolo: “Disciplina dell’esercizio della prostituzione”. Un anno dopo è stata la stessa Spadoni ad affermare che la proposta non rientra nel programma di governo.

La proposta di legge Spadoni

Lo spirito della legge vuole andare incontro all'esigenza di tutelare le vittime dello sfruttamento e della tratta, introducendo però la regolamentazione per tutti quei soggetti che, volontariamente e senza costrizioni, abbiano interesse ad esercitare questa attività in modo professionale.

Non intervenire su questo fenomeno costituisce un danno economico di non poco conto: si parla di un giro di affari di circa 3,5 miliardi di euro e il Paese dovrebbe intervenire sulla Legge Merlin, responsabile della deriva morale, oltre che fisica e igienico-sanitaria in quanto espone a rischi sia chi si prostituisce, sia chi gode di questi servizi.

Il testo di legge

Il testo della proposta di legge appare confuso e contraddittorio: se si vuole «contrastare una forma particolarmente immorale di lavoro nero» ed «eliminare la riduzione di esseri umani a mera merce di scambio», si vuole, con lo stesso testo di legge, garantire, a chi non è costretto, l’opportunità di esercitare questo mestiere, in cambio di garanzia di condizioni di lavoro sicure, di misure assistenziali e previdenziali.

Per chi vuole, per chi non è sfruttato e vuole fare consapevolmente questa scelta dunque viene riconosciuta la possibilità e in questo modo, secondo la relazione introduttiva al progetto di legge, si vuole combattere un lavoro nero illegale e dannoso per le persone.

Il modello tedesco non è quello a cui si ispira questo testo: questo non viene considerato come garanzia contro la criminalità e l’illegalità. Il modello dei pentastellati vuole sposare un duplice obiettivo, regolare la prostituzione volontaria, togliendola dalle strade e pianificandola, e contrastare allo stesso tempo la criminalità, con un rafforzamento delle misure di contrasto per i reati di sfruttamento, induzione, favoreggiamento e prostituzione minorile.

La novità però risiede nella volontà di voler intervenire sui clienti e sulle prostitute "illegali" che non si conformerebbero a questa proposta: in poche parole se un cliente viene multato e sanzionato non è a causa della sua scelta, ma perché frequenterebbe una prostituta illegale. E invece chi si prostituisce verrebbe sanzionato non per l'attività in sé, ma per esercitare illegalmente la prostituzione.

L'esercizio della prostituzione nel dettaglio

Nel dettaglio la prostituzione non può essere esercitata in luogo pubblico o aperto al pubblico: la sede deve essere di disponibilità dell’esercente o del cliente, e deve essere autorizzata dall’autorità competente che conferisce le autorizzazioni necessarie.

La persona che concede il locale non può essere perseguito penalmente, e se affitta o concede l'immobile non potrà imporre tariffe che dipendano dall'esercizio del meretricio. Questo potrebbe essere un punto di debolezza per il progetto di legge, perché metterebbe il soggetto in potenziale pericolo e la esporrebbe a potenziali raggiri.

A livello pratico come si diventa un professionista del sesso? Secondo questa proposta le persone che vogliono prostituirsi devono presentarsi alla Camera di Commercio competente, portare un certificato della Asl che attesti l’idoneità psicologica di voler effettuare questa scelta e versare un contributo pari a 1.500 euro. L'autorizzazione dura nove mesi, e può essere rinnovata presso la stessa sede.

Resta da individuare invece l'aspetto della tassazione, dell'assicurazione e della pensione: non viene specificato e si legge nel testo che sarà demandato con un futuro «decreto interministeriale». Misura nuova apparirebbe anche quella di pianificare le persone che si prostituiscono: vengono stabilite un numero massimo di autorizzazioni, o sarebbe meglio dire licenze, che variano da un massimo di tremila nel primo anno, alle mille dopo il terzo anno dall'entrata in vigore della presente legge.

Per quanto riguarda l'aspetto penale e sanzionatorio sono dedicati solo tre articoli, in cui sostanzialmente ci sono inasprimenti di pena per reati già esistenti, connessi allo sfruttamento, induzione, favoreggiamento, e inerenti alla prostituzione minorile.

Dubbi e perplessità

Ragionando sulla tutela delle persone sfruttate, la proposta non convince: la non punibilità della persona che affitta una stanza lascia molti interrogativi. Chi può verificare che questo soggetto non sia interessato a guadagnare sulla prostituzione? Come si può conciliare la regolamentazione con la lotta alle mafie e al traffico di esseri umani? Quali scenari criminali potrebbero aprirsi nel caso di regolamentasse il fenomeno? Come potrebbe infiltrarsi la criminalità nel nuovo settore per controllare una nuova fetta di mercato?

E poi, quanto è giusto parlare di mercato evaso e di perdita economica, quando questo mercato riguarda la dignità del lavoro dei nostri figli? Al di là di considerazioni prettamente etiche, restano molti altri dubbi pratici: nonostante questa sia una proposta di legge solo abbozzata, pur criticando la Legge Merlin, tiene in piedi l'aspetto penale della stessa legge, sintomo che comunque una nuova legge non potrà comunque ignorare il contenuto della legge che ha abolito la prostituzione di Stato.

Scenari futuri

Una riforma da parte di molte forze politiche sembra comunque urgente: ma sembra difficile conciliare la regolamentazione con l'aspetto della tutela, che riguarda le persone vittime di tratta e di sfruttamento: su questo tema si può pensare tutt'al più ad un rafforzamento delle misure già esistenti previste dalla Legge Merlin.

Regolamentare è rischioso, proprio perché non riuscirebbe ad intervenire e garantire al 100% la sicurezza e la protezione di molti soggetti. Ed è oltretutto incostituzionale. Nonostante questo, parte della legge Merlin verrà giudicata dai giudici della Corte Costituzionale dopo il sollevamento di legittimità costituzionale, richiesto e ottenuto dai legali dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini, imputato a Bari nel processo escort: il testo di legge comunque sembra ancora, nonostante tutto, resistere.