Circa duemila giorni dopo il deposito di oltre 130.000 firme per la proposta di legge, di iniziativa popolare, circa la legalizzazione dell'eutanasia, finalmente la Camera dei deputati inizierà la discussione domani, 30 gennaio. Ad annunciarlo è stato Marco Cappato, membro componente e tesoriere dell'Associazione intitolata a Luca Coscioni e protagonista della triste vicenda che ha riguardato Dj Fabo, ragazzo di 39 anni di età, rimasto tetraplegico a causa di un incidente stradale e accompagnato a morire in Svizzera, seguendo la strada del suicidio assistito, proprio da Coscioni.

Eutanasia o interruzione volontaria di vita

Nonostante l'enorme ritardo di questo primo tentativo di risposta all'istanza di ordinanza da parte della Corte costituzionale sulla vicenda del cosiddetto 'caso Cappato/Dj Fabo' (la Corte ha stabilito nel 24 settembre 2019 il termine per l'approvazione di una legge), il Parlamento italiano avrà adesso l'opportunità di tutelare gran parte di quei cittadini che, in determinate situazioni particolarmente tragiche e disperate circa le proprie condizioni di salute, intendono usufruire dell'aiuto del suicidio assistito o eutanasia. Correva l'anno 1984 quando il parlamentare radical-socialista Loris Fortuna presentò la prima proposta di legge per l'affermazione del riconoscimento del diritto all'interruzione volontaria e spontanea della propria esistenza.

Da allora sono passati circa 35 anni, nei quali si sono susseguite iniziative popolari, disobbedienze civili e storie individuali per giungere finalmente a questo storico risultato.

La legge sull'eutanasia: cosa prevede?

La proposta di legge sull'eutanasia è stata depositata presso gli uffici di segreteria della Camera dei Deputati nella scorsa legislatura e inizierà iter procedurale dalle commissioni Affari sociali e Giustizia di palazzo Montecitorio.

Di seguito, vediamo i contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare sul "rifiuto di trattamenti sanitari e sulla liceità dell'eutanasia".

Il testo è costituito da quattro articoli e stabilisce che ogni individuo può scegliere volontariamente di non sottoporsi o interrompere la prosecuzione dei trattamenti sanitari, ovvero qualsiasi terapia nutrizionale e/o trattamento di sostegno vitale. Il documento, inoltre, prevede l'obbligo per i medici di rispettare la manifesta volontà del paziente, pena il risarcimento dei danni materiali e morali causati dal proprio comportamento.