La notizia è di quelle che rischiano di mettere in seria difficoltà il M5S: Marcello De Vito, primo candidato sindaco di Roma in quota pentastellata e attuale presidente dell’assemblea capitolina in Campidoglio, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di corruzione. I pm che si occupano dell’inchiesta sulle presunte tangenti legate alla costruzione del nuovo stadio della Roma sospettano che De Vito possa avere incassato elargizioni dal costruttore Luca Parnasi, già finito nei guai nello stesso procedimento, proprio per favorire l’enorme progetto legato alla costruzione della nuova arena giallorossa.
Il M5S ha accolto come suo solito la notizia che uno dei suoi è finito sotto indagine: il leader Luigi Di Maio lo ha espulso seduta stante e la base, infuriata, ha cominciato a tempestare di insulti e minacce il ‘furbetto’ De Vito.
Luigi Di Maio scarica Marcello De Vito: ‘È fuori dal M5S’
Passate appena poche ore dalla notizia bomba dell’arresto di Marcello De Vito per presunta corruzione, il M5S ha reagito all’assedio mediatico e politico che già stava subendo. L’affaire De Vito ha addirittura oscurato un’altra notizia di cronaca giudiziaria, quella sull’indagine aperta a Roma e Messina sul segretario Pd, Nicola Zingaretti, per presunto finanziamento illecito. Insomma, una tempesta che il Movimento ha cercato subito di placare tagliando il problema alla radice.
“Marcello De Vito è fuori dal MoVimento 5 Stelle - ha scritto il capo politico Luigi Di Maio su Facebook - mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri”.
Il leader M5S: ‘De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima’
Secondo Di Maio le notizie sull’inchiesta romana emerse in queste ultime ore sarebbero “gravi, vergognose e moralmente basse”.
Insomma, quanto fatto da De Vito, se dovesse rivelarsi vero, rappresenterebbe un “insulto” contro tutti i militanti del M5S. Per Di Maio non si può parlare né di “garantismo” né di “giustizialismo” in questo caso, visto che Marcello De Vito porta su di sé una “enorme responsabilità politica e morale” solo per il fatto di essere arrivato a questo punto ed essersi avvicinato a “certe dinamiche” corruttive considerate “inaccettabili” dai pentastellati.
Insomma, precisa Di Maio, “De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi”. Parole accorate che, ovviamente, hanno suscitato la reazione altrettanto ‘di pancia’ della base grillina che, processo a parte, ha già condannato, con migliaia di insulti feroci e irripetibili, quello che ormai è di fatto un suo ex esponente.