Carola Rackete si trova attualmente agli arresti domiciliari nell’isola di Lampedusa, accusata dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, soprattutto, di atti di resistenza contro una nave da guerra, reato per il quale è stata colta in flagranza con il rischio di subire una condanna a oltre 10 anni di carcere. Insomma, il gesto di disobbedienza civile compiuto allo scopo di ‘salvare’ i migranti che aveva a bordo, potrebbe costare molto caro alla capitana della Sea Watch la quale, intanto, ha chiesto scusa ai militari della GdF giurando che non era sua intenzione speronare la loro motovedetta.

È stato un errore. Non tutti, però, sono convinti che la Rackete sarà necessariamente condannata. Secondo l’avvocato Giorgio Bisagna, intervistato dal quotidiano Repubblica, c’è un precedente storico che gioca a favore di Carola: quello della nave Ong Cap Anamur che nel 2004 forzò il blocco navale imposto dal governo Berlusconi. In quell’occasione capitano e presidente della Ong vennero assolti.

La Cap Anamur forzò il blocco navale imposto dal governo Berlusconi

Per cercare di togliere le castagne dal fuoco alla capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, il quotidiano progressista Repubblica ha intervistato tre ‘esperti’ del settore come il parlamentare ex M5S, ed ex comandante della Guardia Costiera, Gregorio De Falco, il professore di Politica Economica de La Sapienza Fabio Sabatini e, soprattutto, l’avvocato Giorgio Bisagna, da anni impegnato nell’assistenza legale dei migranti.

Ed è proprio quest’ultimo ad indicare una possibile ‘via di fuga’ dalla condanna per la Rackete. Bisagna racconta un episodio analogo accaduto 15 anni fa, nel 2004, durante il secondo governo Berlusconi. In quel caso la nave umanitaria Cap Anamur forzò il blocco navale imposto dal governo allo scopo di impedire lo sbarco a Porto Empedocle (provincia di Agrigento) dei naufraghi appena salvati.

Sea Watch potrebbe salvarsi perché ha adempiuto al dovere di salvare naufraghi

Anche in quell’occasione lo sbarco era stato preceduto da 15 giorni di “stallo in acque internazionali”, proprio come accaduto con la Sea Watch. Una volta sbarcati i profughi, la nave venne posta sotto sequestro e il capitano e il presidente della Ong Cap Anamur vennero arrestati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, lo stesso reato contestato a Carola Rackete.A conclusione di un processo protrattosi per cinque anni, i due imputati vennero assolti dal Tribunale di Agrigento (competente anche sul caso Rackete) con la motivazione di “aver agito in presenza di una causa di giustificazione prevista dal nostro codice penale”.

Secondo i giudici, infatti, i vertici della Cap Anamur avevano semplicemente adempiuto a un loro dovere che era quello di mettere in salvo dei naufraghi, così come previsto e imposto dalle “convenzioni internazionali”.