Da ormai più di una settimana risulta depositato presso la Corte di Cassazione il ricorso presentato dalla Procura di Agrigento contro la liberazione dagli arresti domiciliari di Carola Rackete disposta dalla gip Alessandra Vella. Il procuratore capo della città siciliana Luigi Patronaggio e i membri del suo ufficio ritengono infatti ingiusta la decisione della loro collega. Solo in queste ultime ore, però, i più importanti organi di stampa hanno pubblicato il testo di quel ricorso. E le conclusioni a cui sono giunti i magistrati agrigentini non possono certo far saltare di gioia la ormai ex capitana della Sea Watch.

La deliberazione che ha ha portato alla sua scarcerazione, infatti, viene ritenuta “contraddittoria, errata e non adeguatamente motivata”.

La vicenda giudiziaria che coinvolge la capitana della Sea Watch

Carola Rackete viene arrestata in flagranza di reato lo scorso 29 giugno nel porto di Lampedusa, non appena sbarcata dalla nave che comandava, la Sea Watch 3 dell’omonima Ong tedesca. Le autorità italiane in quell’occasione, oltre al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, avevano contestato a Carola anche la resistenza e la violenza contro una nave da guerra, ovvero la motovedetta della Gdf speronata dalla nave umanitaria. La Rackete era così finita agli arresti domiciliari ma, pochi giorni dopo, la giudice per le indagini preliminari di Agrigento, Alessandra Vella, ne aveva disposto la scarcerazione con la motivazione che il reato a lei ascritto non sussisterebbe, in quanto la motovedetta della Finanza non può essere considerata una nave da guerra.

Una decisione che aveva mandato su tutte le furie il procuratore agrigentino Luigi Patronaggio, non certo sospettabile di essere una toga anti migranti, visti i recenti scontri con il Ministro dell’Interno Matteo Salvini proprio sul tema dei naufraghi (vedi il caso Diciotti).

Il contenuto del ricorso di Patronaggio contro la decisione di liberare Carola Rackete

Per questo motivo la Procura di Agrigento ha deciso di presentare ricorso in Cassazione contro la decisione della gip Vella. Ricorso depositato il 17 luglio scorso, ma di cui solo ora si viene a conoscere il testo letterale. Patronaggio e i suoi considerano la decisione che ha portato alla scarcerazione di Carola Rackete come una “conclusione contraddittoria, errata e non adeguatamente motivata”.

Secondo le toghe agrigentine la deliberazione della Vella sarebbe una “valutazione troppo semplicistica”. Insomma, la resistenza opposta dalla allora capitana della Sea Watch alle forze dell’ordine italiane non sarebbe giustificata dal dovere di soccorrere i migranti, sottolineato invece dalla collega. Dunque, l’ordinanza emessa dalla Vella risulta essere “viziata per violazione di legge e contraddittorietà della motivazione” perché non avrebbe valutato in modo corretto “gli elementi di fatto e di diritto”.