Nella giornata di ieri il premier Giuseppe Conte è arrivato a Taranto per dialogare con gli operai dell'ex Ilva dopo la crisi aziendale riaperta lo scorso lunedì. Il capo del governo è stato contestato da lavoratori, cittadini e comitati che chiedono la chiusura e la riconversione dello stabilimento industriale che è accusato di aver provocato malattie e conseguenti decessi a causa dell'enorme impatto ambientale. Il messaggio dei tarantini è chiaro: "noi vogliamo vivere".
La contestazione
A Taranto operai e cittadini chiedono che sia messa al primo posto la salute e contestano il premier Conte arrivato in città: "Basta chiacchiere, qui sono più i morti che i bambini" dicono i contestatori.
E chiedono che l'impianto industriale, dato l'enorme inquinamento che provoca, sia chiuso il prima possibile. "Vogliamo la chiusura. Noi vogliamo vivere". Hanno inoltre lanciato un invito a Conte che sa di provocazione: "Vai in ospedale, vai vedere i bimbi fare le chemio”..
I tarantini chiedono dunque che la salute pubblica sia tutelata. Si domandano se la loro vita valga meno di quella degli operai di Genova. Chiedono che sia tolto lo scudo penale per Mittal, il gruppo di imprenditori che voleva acquisire l'impianto e che ora ha rimesso tutto in discussione, con la volontà di ridurre la produzione di acciaio e ridurre il personale di molte unità.
'Parlerò con tutti'
Conte però ha mantenuto la calma e non si è scomposto, replicando che è venuto a Taranto per ascoltare la voce di tutti i cittadini.
Tra questi ci sono operai, ambientalisti, e cittadini del quartiere di Tamburi. Conte assicura che parlerà con tutti, inclusi gli operai che lavorano all'interno dell'acciaieria. Ma il messaggio chiaro dei manifestanti all'esterno è quello di chiudere lo stabilimento.
Tra coloro che hanno preso parte alla manifestazione, c'è chi ammette di avere fiducia nel ruolo delle istituzioni, ma invita le stesse a non far venire meno questa fiducia.
Tra i tanti giovani presenti, inoltre, qualcuno lancia un appello anche al presidente della Repubblica affinché siano rispettati i valori fondanti della Costituzione, in modo da garantire diritti basilari, come il lavoro, la salute e l'ambiente.
Possibili scenari
Conte ammette di non avere la soluzione in tasca: "in questo momento il dato di fatto è che Mittal restituisce la fabbrica” e aggiunge ricordando a tutti che 24 ore su 24 viene tenuta aperta un'unità di crisi su questa vicenda.
Nei prossimi giorni il premier non mancherà di esprimere le sue valutazioni su questa situazione, aggiungendo che "qualsiasi essa sia, potrà diventare allo stesso tempo anche un'opportunità".
Nella giornata di ieri i lavoratori dell'impianto erano in presidio. Ieri sono infatti scadute le 48 ore di tempo concesse dal governo al gruppo ArcelorMittal per poter riflettere sulle reali intenzioni e trovare un'alternativa. Nel frattempo il ministro dello Sviluppo Economico conferma che al momento tutte le ipotesi sono ancora aperte.