Sono due gli aspetti principali che emergono da una conferenza stampa tenuta oggi da Matteo Salvini in Senato. Il primo è che è arrivata una smentita rispetto ad una possibile intesa con Matteo Renzi relativamente alla possibilità di individuare una strategia politica comune, proiettata da un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. L'altra, invece, riguarda l'intenzione di ricorrere alla Consulta relativamente alla Manovra del 2020 pronta ad essere varata dall'attuale esecutivo giallorosso.
Nessuna intesa con Renzi
Nei giorni scorsi Matteo Salvini aveva fatto un appello ad un senso di responsabilità affinché si istituisse un comitato di salvezza nazionale. L'intenzione era quella di mettere da parte la politica affinché si istituissero tavoli con più interlocutori per fronteggiare le vere emergenze nazionali: dal lavoro alle infrastrutture passando per tasse e sanità. Il fatto che Renzi, in Senato, si fosse detto quantomeno pronto al dialogo su questo aspetto, magari ipotizzando un esecutivo con Draghi premier, aveva fatto scattare l'idea che potesse esserci un'intesa tra i due Matteo in un futuro.
Un'ipotesi che, però, il leader della ha smentito in maniera categorica: "Non penso a un governo con Renzi, Di Maio e Zingaretti".
Ad oggi la sua unica prospettiva è che un eventuale nuovo esecutivo possa nascere soltanto attraverso la chiamata alle urne dei cittadini. "L'unico governo - ha evidenziato - dopo questo lo decidono gli italiani. Non penso a un governo senza prima passare dal voto con un altro presidente del Consiglio". Parole che fanno credere che la sua proposta iniziale di affrontare in maniera comune le emergenze citate non riguardasse eventualmente la costituzione di un esecutivo, ma semmai l'adozione di una linea strategica comune magari attraverso leggi da votare in Parlamento prima delle elezioni.
Ricorso sulla Manovra
Nel corso della conferenza stampa, tuttavia, Matteo Salvini ha avuto modo di annunciare quello che sarà il modus operandi relativamente alla Manovra. "Faremo - ha annunciato - ricorso alla Corte Costituzionale". Pare, infatti, che il Carroccio ed il suo leader abbiano ravvisato una certa "mancanza di trasparenza". Allo stesso modo sono finiti sotto la lente critica leghista "i tempi ed i modi dell'esame".
Al momento la Manovra, infatti, è stata emendata solo dal Senato. Arriverà 'blindata' il prossimo 22 dicembre e pare che nuove modifiche rischierebbero di rendere necessaria una nuova lettura a Palazzo Madama. Occorre ricordare che eventuali ritardi che portassero oltre il 31 dicembre rischierebbero di far scattare in maniera automatica l'esercizio provvisorio.
Il governo rischierebbe di avere le mani legate, in quel caso, per le spese e potrebbero, a sorpresa, azionarsi gli aumenti delle clausole Iva determinati delle clausole di salvaguardia. A delineare questo scenario è l'Huffington Post.