l 29 marzo 2020 circa 46 milioni di italiani saranno chiamati ad esprimere un voto nel referendum confermativo per il taglio dei parlamentari. Il quesito trae origine dalla cosiddetta "riforma Fraccaro", dal nome del sottosegretario del Movimento 5 Stelle che l'ha promossa. La crescente preoccupazione per un'epidemia da Coronavirus potrebbe però mettere in crisi la campagna referendaria. Alcuni comitati hanno infatti chiesto un rinvio del voto.

Chi ha voluto il taglio dei parlamentari

Dopo l'approvazione della riforma per il taglio dei parlamentari, la prima organizzazione a scendere in campo è stata la Fondazione Einaudi, che ha chiesto ai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione di raccogliere le firme per indire il referendum.

La Costituzione prevede infatti che questo possa essere indetto su proposta di un quinto dei componenti delle due Camere.

I primi ad aderire sono stati Cangini, Pagano, Dal Mas e Caliendo di Forza Italia; Nannicini e Pittella del Partito Democratico; De Falco, ex Movimento 5 Stelle e ora nel Gruppo Misto. Successivamente è stato raggiunto il quorum di 64 firme dei senatori. Si tratta, come anticipato, di un referendum confermativo. Di conseguenza, non sarà necessario raggiungere un numero minimo di partecipanti al voto (quorum), perché l'esito venga considerato valido, a differenza di quanto avviene in caso di referendum abrogativo.

Le forze in campo

Dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, che ha giudicato legittimo il quesito, si sono formati i due principali comitati della campagna referendaria.

Da una parte coloro che si oppongono al taglio dei parlamentari: il comitato NoiNo, di cui il coordinatore nazionale è Andrea Pruiti. Questi ultimi lamentano una possibile involuzione democratica della riforma.

Sul fronte opposto Il Sì delle libertà, i cui promotori sono Raffaello Morelli e Pietro Paganini, i quali puntano l'accento sul risparmio di risorse pubbliche e sul migliore funzionamento di una macchina burocratica con un minor numero di rappresentanti.

La campagna referendaria è da poco iniziata e al momento gode di scarso rilievo anche sui principali media nazionali. Anche per questo motivo l'Agcom ha chiesto di assicurare maggiore spazio a notiziari e dibattiti su questo tema.

Tutti i partiti hanno votato la riforma per il taglio del numero dei parlamentari ma ad aver annunciato ufficialmente un voto favorevole al referendum sono solamente Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia, partiti da sempre in prima linea nel fronte "anticasta".

Al contrario, a pronunciarsi contro la riforma è stato solo +Europa, motivando la propria opposizione con la necessità di una completa revisione dell'architettura costituzionale.

Il coronavirus e il taglio dei parlamentari

Negli ultimi giorni, dopo la crescita dei contagi e i primi morti per la nuova influenza arrivata dalla Cina, si fa strada l'ipotesi di un rinvio del voto. Nelle prossime settimane il virus potrebbe raggiungere il picco dei contagi mettendo a serio rischio l'organizzazione dei seggi elettorali nelle scuole. La stessa campagna referendaria potrebbe essere condizionata negativamente da una serie di limitazioni alla libertà di movimento dopo le decisioni prese dal Governo in accordo con la Protezione Civile.

Al momento, solo +Europa ha chiesto ufficialmente un rinvio del voto, motivandolo proprio con la probabile impossibilità per i comitati referendari di portare avanti una normale campagna elettorale. Alcuni comitati del No hanno espressamente chiesto il rinvio, ricordando inoltre di aver già protestato per la data del 29 marzo, giudicata già eccessivamente anticipata. Tra i primi ad avanzare tale richiesta, gli esponenti del Coordinamento Democrazia Costituzionale, rappresentati dal costituzionalista Massimo Villone, hanno indirizzato una lettera alle massime cariche dello Stato. Alla richiesta di rinvio si sono associati: il Comitato NoiNo, la Fondazione Einaudi e alcuni esponenti di Forza Italia.

Il fronte del Sì non si è al momento esposto sul tema del rinvio. Stefano Ceccanti, senatore del Partito Democratico favorevole al taglio dei parlamentari e già autore della riforma costituzionale bocciata dal referendum del 2016, ha proposto la convocazione da parte del Viminale dei senatori che hanno raccolto le firme per discutere la presentazione di un decreto che possa essere approvato dalle due camere. Ad ogni modo, sarà l'evoluzione dei contagi e un'eventuale stabilizzazione della situazione a decidere se il referendum verrà rimandato.