Il governo siriano ha confermato la prima vittima da Coronavirus e, secondo l'opinione di alcuni medici, il numero reale dei contagiati sarebbe occultato dalle autorità. Nonostante l'appello del 27 marzo da parte del segretario generale dell'Onu Guterres, data l'emergenza sanitaria in corso, la Turchia sta continuando a mandare rinforzi militari cercando di non far saltare l'accordo con Mosca e, proprio nelle ultime ore, ha bombardato alcune zone a nord del territorio siriano.

La situazione in Siria tra Turchia e Russia preoccupa nonostante gli appelli

A Idlib, città della Siria al confine con la Turchia, a febbraio, in un momento in cui la psicosi da virus non era ancora preponderante, scontri tra turchi e milizie governative siriane hanno aperto uno scenario nuovo tra potenze come la Russia, a sostegno delle forze lealiste, e la Turchia con il suo appoggio ai ribelli anti-Damasco.

Il nuovo assetto preoccupa per il cambiamento che può avvenire in uno stato di tregua che si era creato tra i ribelli e le forze di Assad, proprio grazie all’equilibrio instaurato tra le posizioni, seppur opposte, delle forze di Putin ed Erdogan. I leader di Russia e Turchia, il 5 marzo scorso, hanno trovato un temporaneo accordo per un cessate il fuoco nell'area del confine turco-siriano, con la conseguente istituzione di una linea di collegamento presidiata unitamente dai militari russi e turchi, lungo l'autostrada M4 che connette Aleppo con la costa ovest.

La protesta di ribelli e civili ha però bloccato questa organizzazione armata che comunque ha permesso a una minima percentuale di sfollati di far ritorno ai propri villaggi nelle zone tra la provincia di Idlib e Aleppo, nonostante il parziale rispetto della tregua tra i governi in questione.

In Siria arriva il virus e con l'appello Guterres dichiara come unico nemico globale il Covid-19

Venerdì 27 marzo, il segretario dell'Onu Guterres ha lanciato l'appello alle forze impegnate in Siria per uno stop al fuoco, per far sì che l'impegno si sposti sulla lotta al Coronavirus e al suo inarrestabile avanzamento. Il grave problema è dato dall’emergenza umanitaria in corso nella provincia di Idlib, dove centinaia di migliaia di sfollati sperano di avvicinarsi all’Europa attraverso il continente turco.

Attualmente Idlib è l’ultimo territorio ancora sotto il controllo dei ribelli ed è già abitata da circa 3 milioni di sfollati provenienti da altre zone della Siria.

L'espandersi del contagio da Coronavirus, in una condizione socio-sanitaria già in crisi, avrebbe effetti disastrosi su un intero paese che si trova da quasi 10 anni in stato di conflitto. Damasco infatti, per contrastare la possibile diffusione del virus, ha emanato lo scorso 22 marzo divieti di circolazione e chiusura di luoghi pubblici, aumentando 3 giorni dopo le restrizioni con l'imposizione di un coprifuoco in tutto il territorio.

Anche da parte della Commissione europea, unendosi all'appello delle Nazioni Unite, è arrivata la richiesta di cessare qualsiasi attacco ai civili che ha, tra gli altri, il forte obiettivo di limitare la naturale migrazione umana possibile e ogni sorta di assembramento umano.

Dalla Siria all’Europa passando per la Turchia ora è caos migranti al confine greco

Il grande esodo provocato dalla guerra in Siria, che nel tempo ha portato migliaia di sfollati a trovarsi ammassati al confine con la più vicina nazione europea, diventa il grande disastro anche dal punto di vista etico e sociale. L'emergenza adesso si è fatta più preoccupante, dato il caos creatosi dall'epidemia da Coronavirus che, in situazioni come questa, aprirebbe una crisi a rischio di esplosione, oltre che dal punto di vista militare, soprattutto da quello della gestione dei migranti in un’emergenza umano-sanitaria.

Secondo Ankara sarebbero più di 100.000 il numero degli esuli che, dalle zone interne del territorio turco, sono diretti verso il confine greco con l’obiettivo di raggiungere diversi paesi europei.

Già solo sull’isola di Lesbo, in Grecia, attualmente vivono tra i 20.00 e i 25.000 migranti in uno spazio concepito per meno di 4000. Una situazione che potrebbe avere un effetto devastante dal punto di vista sociale e politico oltre che sanitario.

Data l'emergenza da Covid-19, il presidente turco Erdogan, attraverso un discorso alla nazione nella notte tra il 27 e il 28 marzo, ha dichiarato chiuse tutte le frontiere, dopo che nella mattinata le autorità turche hanno evacuato centinaia di migranti che da un mese si trovavano al confine con la Grecia.

La crisi ormai è in corso e il continuare lo scontro armato in Siria aumenterebbe solo la gravità della situazione, ora che la paura epidemiologica è già molto alta.

Ciò che l'Onu e la Commissione europea hanno tentato di divulgare attraverso il loro appello, è proprio il fatto di pensare al contagio, e a un’infinita concatenazione ciclica all’interno di possibile assembramento umano, che sia un affollato carcere di Assad o un sovrappopolato centro di accoglienza greco, dove non si potrebbe neanche immaginare la sorte di chi non ha più nulla da perdere.