Non si spegne l'eco della polemica tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Subito dopo la scelta del Presidente del Consiglio di puntare il dito contro il leghista e Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa che annunciava il prolungamento delle misure di quarantena fino al 3 maggio, è arrivata la reazione del numero uno del Carroccio. Sulla querelle si è espresso Andrea Scanzi, dedicando un articolo alla vicenda nell'ambito della rubrica "Identikit" de Il Fatto Quotidiano del 14 aprile. Il giornalista ha criticato il comportamento di Salvini, manifestando disapprovazione anche per il fatto che abbia tirato in ballo la figlia.

Scanzi parla di "top del salvinismo all'ultimo stadio"

La scelta di Conte di fare i nomi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni come diffusori di notizie non vere, nell'ambito di una conferenza stampa istituzionale, ha diviso le opinioni. C'è chi ha benedetto la scelta per le vessazioni subite dai toni aggressivi dell'opposizione e chi invece riteneva che quella potesse non essere la sede adatta per certe polemiche. Salvini ha raccontato come sua figlia, durante la conferenza stampa, gli abbia chiesto il motivo per il quale "quel signore" ce l'avesse con lui. Una ricostruzione che non è piaciuta ad Andrea Scanzi che ha definito la citazione della figlia "il top del salvinismo all'ultimo stadio". Secondo la firma de Il Fatto Quotidiano, non capita di rado che il leader della Lega scelga deliberatamente di tirare in ballo gli affetti familiari "per generare empatia e simpatia".

Andrea Scanzi usa anche una metafora sportiva

Nell'ambito delle sue considerazioni Andrea Scanzi sottolinea che, a suo avviso, Matteo Salvini dovrebbe prendere atto delle "mirabili tortoiate" che avrebbe preso da Conte lo scorso 20 agosto in quel confronto avvenuto in Parlamento subito dopo la rottura dell'alleanza di Governo.

"È comprensibile - scrive il giornalista - che ancora gli roda perché ha raccattato una figura che resterà nei secoli e lo prenderanno per i fondelli anche i frassini morti". "Conte - evidenzia Scanzi - se lo mette ogni volta in tasca con la facilità con cui Muhammad Alì dispose nel '67 del povero Ernie Terrell". "Usare - aggiunge poi - una figlia per propaganda politica risulta, in tutta onestà, avvilente, mediamente riprovevole e oltremodo discutibile".

In chiusura del pezzo Andrea Scanzi invita ironicamente il numero uno del Carroccio a non continuare a sbagliarle tutte, considerato che, a suo avviso, criticarlo sarebbe diventato così facile da non risultare più divertente.