Facebook ha rimosso un gruppo di annunci pubblicitari a favore della corsa alle presidenziali di Trump. Il blocco è giunto imprevisto, viste le ben note politiche permissive della piattaforma sugli annunci a sfondo politico, e sarebbe stato accolto con un sospiro di sollievo da alcuni e con sconcerto da altri. A essere interessate dal provvedimento sono state decine di inserzioni in favore della campagna per la rielezione del presidente Usa. Motivo del ban: l'uso di immagini legate a movimenti nazionalisti di estrema destra.

Il commento di Facebook è stato: Abbiamo rimosso quei post e quelle pubblicità per la violazione delle nostre politiche contro l'odio organizzato.

La nostra policy proibisce l'utilizzo del simbolo di un gruppo messo al bando per odio per identificare prigionieri politici se non in un contesto che lo condanna o lo mette in discussione.” Il simbolo in questione è il triangolo rosso invertito, usato dai nazisti per identificare i prigionieri politici all'interno dei campi di concentramento.

Un simbolo ambiguo

La replica dei supporter di Trump non si è fatta attendere: non un riferimento nazista, bensì un simbolo utilizzato dall'Antifa. Il riferimento è alla lunga campagna di Trump contro l'Antifa, colpevole a detta del presidente Usa delle agitazioni violente che hanno scosso il paese in seguito alla morte di George Floyd. Ricordiamo infatti che il triangolo rosso invertito è stato usato in passato da gruppi antifascisti.

La scelta del simbolo per questi gruppi equivarrebbe a una operazione di "ripulitura" di un'etichetta affibbiata dai nazisti a tutti gli oppositori politici che remavano contro il regime, spesso additati come comunisti.

L'indignazione dei supporter di Trump non si ferma qui, i sostenitori del presidente Usa rincarano la dose con un post: Vorremo far notare che Facebook ha ancora in uso una emoji a triangolo rosso invertito, che sembra esattamente lo stesso, quindi è curioso che sia stato preso di mira solo questo annuncio.

Le politiche di Facebook sulle inserzioni a sfondo politico

Contrassegno nazista, simbolo Antifa o emoji? La discussione è aperta. Ciò che è certo è che Facebook sia oggetto, ancora una volta, di un'ondata di sdegno. La decisione della piattaforma di esentare le inserzioni a sfondo politico dalle sue normali procedure di fact-checking ha infatti suscitato l'indignazione di molti.

La posizione dell'azienda di Menlo Park è stata chiara: massima libertà di parola a tutti i candidati politici, di modo tale che le persone siano in grado di prendere una decisione consapevole e ponderata su chi votare. Le insidie di tale approccio, neanche a dirlo, sono innumerevoli, ma fino ad ora Facebook è stata ferma nelle sue convinzioni. Di tutt'altro avviso è stata invece Twitter che, nel corso dell'ultimo periodo, si è dimostrata intransigente verso ogni forma di fake news o di inneggiamento all'odio e alla violenza. A tal proposito, ha fatto scalpore la rimozione, avvenuta poche settimane addietro, di un tweet del presidente Trump, riportato da tutte le principali testate del mondo e divenuto quasi uno slogan: "When the looting starts, the shooting starts".

La rimozione dell'annuncio dalla dubbia simbologia da parte di Facebook suggerisce tuttavia che ci sono confini che nemmeno Facebook permette di valicare. La piattaforma prenderà quindi ulteriori misure restrittive in futuro? Non è dato sapere, eppure ancora una volta Facebook sottolinea, in maniera evidentemente inconsapevole, tutti i difetti della sua posizione. E, in vista delle elezioni presidenziali di novembre, la situazione potrebbe farsi ancor più critica.