Mario Monti è stato ospite de L'aria che tira. Nel corso della trasmissione di La 7 condotta da Myrta Merlino, l'ex presidente del Consiglio ha espresso il suo punto di vista su alcuni scenari politico-economici destinati a breve ad avere un'evoluzione. In particolare c'è una certa ansia di arrivare a conoscere in che modo l'Italia sceglierà di investire i 209 miliardi derivanti dal Recovery Fund. Si tratta come è moto di misure messe in campo dall'Europa per fronteggiare la crisi post-Covid.

Cosa che, invece, non avvenne nel momento in cui Mario Monti si insediò a capo del governo e proprio per quella fase storica sono arrivate alcune puntualizzazioni da parte del diretto interessato.

L'aria che tira: l'ex premier critica alcune politiche del governo Conte

Secondo Mario Monti bisognerebbe prendere atto del fatto che oggi sembrano esserci risorse a disposizione "É una grande fortuna - puntualizza -distribuire soldi, anziché distribuire tasse". La sua idea è che, però, si debbano elaborare strategie che possano assicurare rendimenti continuativi e a lungo termine, senza perdersi in altre direzioni.

"Se prevarrà - spiega- come è prevalsa in entrambi i governi Conte, una logica di ricerca della popolarità, il Recovery Plan sarà fatto male. Andrà bene per i sondaggi, ma male per il Paese, ma non credo che questo accadrà".

Da una parte perciò c'è l'Italia di Conte che riceve aiuti da Bruxelles, dall'altra quella di Monti che non ebbe lo stesso trattamento. Rispondendo ad una domanda precisa di Myrta Merlino, l'ex premier puntualizza alcune cose. "Non sono andato in Europa - racconta - con il cappello a chiedere aiuto. Sono andato a dire che gli italiani ce l'avrebbero fatta senza bisogno di prestiti europei. E infatti non abbiamo avuto la trojka".

Monti cita la lettera di Draghi e Trichet del 2011

In tanti, però, ricordano il periodo del governo Monti come quello di un austerity abbastanza tangibile. Dalla narrazione di colui il quale guidava l'esecutivo all'epoca non arriva una smentita, ma un'altra descrizione dei fatti. Non a caso cita una missiva che dalla Bce arrivò a Roma e che ebbe come firmatari il governatore uscente Jean Claude Trichet e quello entrante Mario Draghi. In quel documento veniva chiesta una nuova Politica di risanamento economico del Paese.

"Ho dovuto fare una poltiica restrittiva perché Draghi e Trichet nella famosa lettera dell'estate 2011 al mio predecessore Berlusconi avevano chiesto una forte restrizione che io poi ho dovuto mettere in atto".