"Non terrorizzare la popolazione con una comunicazione ansiogena". Secondo Nicola Porro questa è una delle cose che il governo avrebbe dovuto fare in previsione di una possibile seconda ondata. Lo ha spiegato nel corso di un'intervista a Libero, in cui ha raccontato la sua esperienza con il virus. Un'esperienza diretta divenuta il presupposto per elaborare la sua tesi. "Fatti salvi - spiega il conduttore di Quarta Repubblica - i casi gravi, non è la peste e si può affrontare a casa con una tachipirina". Va ricordato che, secondo quanto riportato dal sito ufficiale del Ministero della salute: "La Tachipirina (paracetamolo) svolge un’azione antipiretica ed è quindi molto utile in caso di febbre alta, ma non cura l’infezione da nuovo Coronavirus".

Coronavirus: Porro continua a usare le precauzioni

Nicola Porro non è un negazionista. Lui il virus lo ha conosciuto. Ancora oggi utilizza tutte le precauzioni possibili perchè, come ha sottolineato, i medici non hanno garanzie rispetto al fatto che gli anticorpi generati preservino da una nuova infezione. Proprio nei giorni scorsi, tra l'altro, è arrivata la notizia secondo cui una ricerca americana sarebbe arrivata a dimostrare che l'immunizzazione potrebbe durare fino a cinque mesi, ma è ancora presto per poterla considerare una verità scientifica oggettiva.

Nicola Porro, inoltre, ammette di essere ancora sotto indagine allo Spallanzani per valutazioni su possibili strascichi legati al Covid.

Porro dice di essere stato "a pezzi"

Nicola Porro racconta così la sua esperienza personale. Quella di chi per cinque giorni ha avuto la febbre trentanove e mezzo ed ha patito la sensazione di essere "a pezzi". Sintomi che non lo hanno comunque indotto ad andare in ospedale. "Anziché - evidenzia - piagnucolare e ingolfare gli ospedali, si può gestire questa malattia, sotto adeguato controllo medico".

La corsa ai nosocomi spesso è figlia della paura. Quella che rischia di generarsi con ciò che, secondo Porro, ha fatto il governo. Un riferimento che diventa chiaro nel momento in cui arriva a sottolineare come, a suo avviso, non avrebbe dovuto "terrorizzare la popolazione con una comunicazione ansiogena". A suo avviso Conte e i suoi avrebbero dovuto provvedere a nominare un commissario che non fosse "alla ricerca di un ruolo politico".

"In ogni secolo - evidenzia Nicola Porro - ci sono state febbri autoritarie. E in questi casi ricorrere a distanziamento sociale, arresti domiciliari, confinamento è degno più che di uno Stato di polizia che di un sistema liberale".