L'Italia, in un certo senso, è tra due fuochi. Da un lato la possibilità concreta di trovarsi oggetto delle conseguenze di una crisi di governo. Dall'altra la necessità di lottare contro la pandemia da Coronavirus sia a livello sanitario che sotto il profilo economico e sociale. Quando i due ingredienti si mescolano c'è il rischio che il cocktail possa farsi micidiale.
Ne sanno qualcosa tutte quelle attività che, in questa fase, sono state costrette a interrompere il loro lavoro per effetto delle norme relative alla strategia di contenimento del coronavirus.
Una serie di restrizioni che, tra l'altro, sono destinate ad esser amplificate dai prossimi provvedimenti. Il prossimo Dpcm che andrà in vigore l'11 gennaio vieterà l'asporto ai bar dalle 18, ma soprattutto ci sono le nuove ordinanze. Quelle che, per intendersi, sulla base dell'evoluzione sfavorevole dell'epidemia dovrebbero proiettare oltre metà paese in zona arancione. In attesi di capire se qualche territorio finisca in zona rossa, ci si trova di fronte ad uno scenario dove le attività di ristorazione saranno costrette a tenere abbassata la serranda, quantomeno per il servizio in loco.
Ristori: il 2021 si apre con lo spettro della crisi di governo
Il governo conscio delle difficoltà arrecate a tanti imprenditori (non solo quelli impegnati nella ristorazione) si è prodigato a mettere in campo misure finalizzate a tenere in piedi tutte quelle piccole e medie imprese. E da tempo, tra bonus e ristori, si è scelto di ricorrere ad un assistenzialismo necessario. Uno sforzo considerevole, sebbene non siano mancate le critiche relativi all'insufficienza dei fondi messi a disposizione di categorie che rischiano di finire sul lastrico.
Al di là, però, di quello che è il dibattito politico l'eventuale crisi di governo è uno scenario che va considerato anche sotto il profilo economico.
A spiegare ciò che potrà accadere è stata il sottosegretario alla salute Sandra Zampa. Nel corso della sua partecipazione alla trasmissione Porta a Porta ha precisato come un'eventuale crisi di governo non scalfirebbe il piano sanitario di contrasto al coronavirus e la campagna di vaccinazione, ma potrebbe creare problemi su altri fronti. Uno su tutti? I ristori.
"Una crisi - ha spiegato - ha ricadute molte forti. Leggevo le dichiarazioni del ministro Gualtieri che ha ricordato che sarà difficile per esempio procedere nei ristori”
Decreto ristori: uno scenario sempre in aggioramento
Uno scenario, quello delineato, che ha portato Bruno Vespa ad incalzare l'esponente del governo sul fatto che ristorare le attività possa essere considerato quasi ordinaria amministrazione.
A spiegare perché non è così è stata proprio Sandra Zampa, partendo da sue esperienze pregresse. “Perché - ha puntualizzato - evidentemente c’è ancora un lavoro che non è concluso e comunque non gestisci più se non l’emergenza”.
“Ho vissuto - ha rivelato - diversi mesi a Palazzo Chigi dopo la fine del governo che allora era guidato dal presidente Prodi. Fu un periodo molto lungo e alla fine non si faceva praticamente se non la minima amministrazione”.
E sui ristori ha aggiunto: "Ci sono i codici Ateco continuamente da discutere, da rivedere. Le quantificazioni, le nuove categorie che accedono, i nuovi calcoli. Ogni volta che si mette una zona arancione e si impedisce l’attività lì scatta di nuovo la questione dei ristori. C’è un lavoro enorme che va compiuto”.