Ricorre in questi giorni il 30° anniversario del primo esodo di massa di migliaia di migranti albanesi verso l'Italia: a inizio marzo 1991 infatti circa 27mila persone sbarcarono al porto di Brindisi.
Le immagini di migliaia di volti, pieni di paura e speranza, hanno inondato le prime pagine di quel periodo, facendo il giro del mondo. Per quanto lo spostamento dall'Albania fosse prevedibile a livello internazionale, nessuno avrebbe mai immaginato un esodo di tali dimensioni. Brindisi è stata la meta preferita data anche la poca distanza da Valona: infatti solo 60 miglia di Mar Adriatico le separano, per un totale di sole quattro ore di navigazione.
L'arrivo a Brindisi
Tra la paura dell'ignoto e anche quella della morte, viste le difficoltà dei barconi dovute alle pessime condizioni metereologiche, il 7 marzo del 1991 un fiume di gente di ogni età salpò a Brindisi da decine di pescherecci: nonostante la stanchezza e i mille dubbi riguardanti il futuro, la certezza dei sorrisi sui loro volti fu immortalata dalle fotografie di allora; sorrisi, simbolo di una speranza ritrovata in quella terra che sembrava così lontana, racchiusa solo nella tv. Il motivo dell'esodo? Non solo la ricerca della ricchezza, ma soprattutto della libertà: la fuga non solo dalla crisi economica, ma soprattutto dalla dittatura. Infatti l'esodo ha conosciuto tre ondate: quella del 1991 a seguito del crollo del regime comunista, quella dovuta alla crisi finanziaria e successivamente la terza dovuta alla guerra del Kosovo.
Un momento di accoglienza senza precedenti
Brindisi, una piccola città del Mezzogiorno, nonostante i pochi mezzi a disposizione si fece artefice di un momento di accoglienza senza precedenti. Grazie al sindaco di allora, il 37enne Giuseppe Marchionna, fu rapidamente organizzata la macchina dei soccorsi e fu lanciato un appello all'accoglienza, in primis finalizzato al mantenimento dell'ordine pubblico, evitando la presenza di migliaia di persone disperate per strada.
Con tutta la solidarietà di cui Brindisi era (ed è tuttora) capace, furono regalati giocattoli ai bambini, vestiti e soldi agli adulti e molti brindisi aprirono perfino le loro case per offrire la loro ospitalità agli arrivati: un segno di umanità che offrì agli albanesi la possibilità di trovare subito lavoro o proseguire gli studi interrotti in Albania a causa dell'esodo.
Le storie umane e il trentennale
A personificare questo evento simbolo di umanità e solidarietà, ci sono ad esempio Pjerin, allora 35 enne, che riprese gli studi in Medicina a Bari e oggi è in prima linea nella lotta al Covid al 118 di Brindisi. Pensiamo anche ad Anton, 27enne ai tempi dell'esodo, oggi ingegnere meccanico, sposato con una pugliese da cui ha avuto due figli, residente in provincia di Brindisi e candidatosi per ben tre volte alle elezioni amministrative per ripagare il suo "debito psicologico".
La Puglia ha di certo instaurato un rapporto solido con l'Albania: oltre ai 27mila arrivati a Brindisi, ricordiamo infatti anche lo sbarco della nave Vlora a Bari, con 20mila profughi, l'8 agosto del 1991.
In ricordo dell'esodo e come rafforzativo del rapporto d'umanità instauratosi nell'ultimo trentennio, la Regione Puglia oggi, venerdì 5 marzo 2021, ricorderà questi eventi in una seduta straordinaria del Consiglio regionale, a cui parteciperanno il Primo ministro dell'Albania Edi Rama, il ministro degli esteri Luigi Di Maio, il presidente della Regione Michele Emiliano e del Consiglio Loredana Capone.