Viscerale, attaccato alle sue radici ma allo stesso modo assai lucido nelle sue analisi sull'alluvione in Emilia Romagna e sulle complesse dinamiche ambientali continentali, Ignazio Corrao, europarlamentare indipendente con lo sguardo verso i Verdi ha risposto ad alcune domande in esclusiva per Blasting News.

Ignazio Corrao: 'Gli effetti del cambiamento climatico qui in Italia sono più visibili'

In Emilia Romagna si stanno vedendo gli effetti del cambiamento climatico ma anche di una gestione poco pragmatica dei fondi europei, si può migliorare?

Il Mediterraneo - e l’Italia in particolare - rappresentano uno dei centri nevralgici del cambiamento climatico.

Questo significa che gli effetti del riscaldamento globale qui da noi sono visibili, misurabili, devastanti. In Italia, gli “eventi estremi” come piogge torrenziali, grandinate eccezionali, tempeste di neve, valanghe, negli ultimi anni sono aumentati a dismisura. Quindi c’è un problema grosso. Quando in 20 giorni piove il corrispettivo di un anno di pioggia, questo metterebbe in difficoltà chiunque. Purtroppo però, a fronte di quest’accelerazione negli effetti del cambiamento climatico, l’Italia ha continuato a ignorare il problema, cementificando, occupando suolo, distruggendo gli ecosistemi, contribuendo al rischio esondazioni, ignorando anche i giovani attivisti di Ultima generazione con le loro proteste.

Le direttive europee spingono con vigore verso un continente sempre più ecosostenibile e a basso impatto ambientale. L’ Italia riuscirà a rispettare questi nuovi parametri?

Le infrastrutture del sud sono assolutamente inadeguate, anche se molto si sta facendo grazie ai fondi UE per ammodernarle. Il problema serissimo è la selezione delle opere effettivamente utili e la capacità gestionale di questi fondi, che dovrebbero finanziare la realizzazione di soluzioni, invece spesso sono utilizzati malissimo, nel peggiore dei modi.

Ci servono i soldi, che sono tantissimi, circa 9 miliardi solo per la Sicilia, ma ci serve anche saperli spendere. Con le dovute differenze, per rendere l’idea, è come dare una banconota da 10 euro al viandante che elemosina l’acqua in mezzo al deserto.

Cosa pensa dell'atteggiamento di Bruxelles verso la filiera dell'agroalimentare?

Occorre fare un’analisi seria della situazione, senza scadere nelle chiacchiere da bar. L’Europa, attraverso la PAC, ha sempre ceduto alle grandi lobby dell’agroindustria, schiacciando i piccoli produttori e finanziando i grandi allevamenti intensivi, ignorando i problemi legati al glifosato e stringendo accordi disastrosi per i nostri produttori del Sud, come con l’Accordo UE-Marocco. Tuttavia, non vedo minacce, bensì opportunità nell’apertura a prodotti del genere.

Ma davvero si può credere che la farina di grillo sia un pericolo? É semplicemente un prodotto di nicchia molto caro che può rappresentare una nuova opportunità imprenditoriale per i nostri territori, la Sicilia e la Sardegna ad esempio.

La narrazione della destra europea secondo cui l’Europa ci sta obbligando a cibarci di insetti è totalmente folle. La scelta finale resta sempre in capo a noi consumatori. Se vuoi mangiarli li mangi, se non ti piacciono non li mangi, senza bisogno di insultare chi lo fa o fare allarmismo inutile. Chi oggi grida al pericolo insetti o carne sintetica, magari ha votato tranquillamente la PAC che ingrossa le tasche degli allevamenti intensivi che avvelenano il suolo. Le vere battaglie sulla tutela della nostra agricoltura sono altre: la protezione dei semi e della biodiversità italiana, la barriera contro gli OGM, il supporto ai grani antichi e alle coltivazioni autoctone, il contrasto all’invasione di grani insalubri dall’estero, la riduzione della plastica negli imballaggi e il tema enorme delle microplastiche nei cibi.

Come vede la costruzione del ponte sullo stretto?

Una struttura faraonica che presenta una campata unica di quasi tre chilometri rappresentando un primato ingegneristico mondiale.

È come se una superstrada unisse due mulattiere. Ecco io non ho nulla contro la superstrada, ma credo che, con un minimo di raziocinio, potrebbe essere più utile sistemare le mulattiere rendendole strade normali, percorribili, efficienti.

Così come non ho nulla contro il ponte in un contesto in cui se in treno sceso dal ponte sullo Stretto potrò finalmente raggiungere Catania o Palermo in un’ora, un’ora e mezza, ne sarò il primo sostenitore. Ma se sceso dal ponte in treno dovrò continuare a impiegare quasi 5 ore per arrivare a Palermo e altrettante per Catania e così via, allora il discorso cambia.

La sensazione è che si tratti di un dibattito prettamente ideologico che non porta a nulla di concreto. So che il governo Meloni, nonostante gli annunci del suo ministro Salvini, ad oggi non ha messo sul piatto un solo euro per la realizzazione dell’opera. La mia idea è quella di qualsiasi padre di famiglia che deve far quadrare i conti di casa. La priorità è quella di non far mancare ai propri figli il necessario, il pane, la pasta, i libri, l’istruzione e poi se si può e ci sono tutte queste sicurezze, il padre di famiglia può pensare alle spese extra, una vacanza in un paradiso tropicale, il cellulare di ultima generazione, la bella auto in garage. Se realizzassimo il ponte sullo stretto adesso, otterremmo il quadro di un padre di famiglia che tiene il frigorifero vuoto, non manda i figli a scuola e non bada alla loro salute ma lui gira il mondo facendo debiti per smartphone di ultima generazione e SUV di lusso.