Mercoledì 6 settembre la Corte suprema del Messico, all'unanimità, ha dichiarato incostituzionali tutte le leggi federali che vietano l'aborto poiché "violano i diritti delle donne e delle persone in gestazione". Questa decisione rende invalida qualsiasi legge che preveda delle pene per le donne che decidono di abortire e obbliga il servizio sanitario pubblico a offrire l'interruzione di gravidanza nei termini previsti dalla legge a chiunque ne faccia richiesta, in qualsiasi stato del Paese. Ora la decisione deve passare attraverso le due camere del Congresso messicano che dovranno votare in favore dell'eliminazione dell'aborto dal codice penale a livello federale.

E la pratica potrebbe richiedere anni, come è successo nel 2018 con la decriminalizzazione del possesso di marijuana. Tuttavia la decisione della Corte suprema eviterà che chi fa richiesta di aborto e i medici che lo praticano siano punibili dalla legge.

Fino al 2021 abortire era illegale in Messico

Fino al 2021 abortire in Messico era illegale in quasi tutti gli stati. Nel settembre dello stesso anno, la Corte suprema aveva depenalizzato l'aborto nello stato del Coahuila, nel nord del Messico, votando all'unanimità e dichiarando incostituzionale la pena che prevedeva fino a tre anni di carcere per chiunque avesse tentato di abortire illegalmente. La sentenza era stata considerata storica, un precedente giuridico che avrebbe potenzialmente potuto portare - e che infatti ha portato - alla depenalizzazione dell'aborto nell'intero Paese.

Dal 2021 a oggi, altri 12 stati su 31 sono riusciti a depenalizzare l'aborto. Durante questi anni è stato cruciale l'impegno delle attiviste, in modo particolare quello dei gruppi femministi chiamati "marea verde", che si sono battuti affinché il diritto all'aborto venisse riconosciuto come fondamentale, anche in una società fortemente cattolica come quella messicana.

Svolta in controtendenza rispetto agli Stati Uniti

La svolta messicana è in netto contrasto con la relativamente recente decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di annullare la sentenza Roe v. Wade e non garantire più il diritto all'aborto a livello federale. Da giugno 2022 sono state numerose le donne che, dal Texas, si sono recate nello stato messicano del Coahuila per interrompere una gravidanza.

Tendenza comune in America Latina ma con forti attriti

Questo avvenimento si configura come una svolta storica per l'America Latina, e si inserisce in un contesto in cui la tendenza è quella di allentare le restrizioni sull'aborto - ne sono esempi l'Argentina, la Colombia, l'Uruguay e il Guyana. Ma non senza alcun attrito. Infatti, in Messico così come in altri Paesi, le decisioni che si muovono verso questa direzione hanno suscitato un forte disaccordo tra i gruppi più cattolici e conservatori, tendenzialmente contrari all'interruzione di gravidanza. Tant'è che, ancora oggi, nella maggior parte dei paesi latinoamericani non è possibile abortire legalmente. In ogni caso, dove è consentito, è molto spesso ostacolato da un punto di vista fattuale: l'obiezione di coscienza viene praticata con frequenza, e altrettanto assiduamente la mancanza di strutture e personale qualificato rendono impossibile o poco sicuro abortire.