Sulla riforma costituzionale che porterebbe al premierato Meloni ha detto che: "Cercheremo il consenso ampio in Parlamento, però se non sarà possibile saranno gli italiani a esprimersi".
Meloni è intervenuta ieri all'assemblea della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e media impresa (Cna), confermando la volontà di tirare dritta verso la "madre di tutte le riforme" che consentirà il traghettamento verso la Terza Repubblica.
Durante il suo intervento ha ricordato come in 75 anni si sono susseguiti ben 68 Governi, segno di una instabilità che Meloni si propone di risolvere attraverso l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri (che ad oggi, ai sensi dell'articolo 92 della Costituzione viene nominato dal Presidente della Repubblica, tenendo conto del risultato delle elezioni e della maggioranza in Parlamento).
Meloni, tuttavia, deve fare i conti con la necessità di una maggioranza qualificata in Parlamento per evitare la strada del referendum, che condannò Renzi nel 2016, anche se la presidente del Consiglio ha già chiarito che anche in caso di esito infausto non si dimetterà.
Meloni si appella agli italiani: "Nel caso di un referendum sulla riforma costituzionale sarete voi a dirci se volete o no mettere fine alla stagione dei giochi di palazzo, dei ribaltoni, delle maggioranze arcobaleno, dei governi tecnici e dei governi che durano al massimo un anno e mezzo e portare l’Italia nella Terza Repubblica". E poi ha aggiunto: "Io confido che gli italiani non si faranno scappare questa occasione di realizzare la madre di tutte le riforme, quella da cui dipende anche la capacità di fare tutte le altre".
Continuano le voci critiche al modello di premierato suggerito dal governo Meloni
Meloni, dunque, è convinta di aver trovato la soluzione ai mal di pancia che attanagliano di tanto in tanto i governi italiani. Tuttavia continuano ad aumentare le voci di chi solleva qualche dubbio sulla buona riuscita, in termini di tutela del bilanciamento tra poteri, operato dal Costituente con la scelta di affidare al Presidente della Repubblica, che è carica di garanzia, la nomina del capo del Governo.
Non solo le opposizioni, verso le quali potrebbe invero insorgere il sospetto che si vada contro la riforma solo per scopi e strategia politica, anche voci amiche si schierano contro il modello di premierato proposto da questo governo.
Infatti nei giorni scorsi, accanto alle preoccupazioni del Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, che si è espresso criticamente nei confronti della riforma poiché avrebbe l'effetto di cambiare radicalmente il nostro sistema di governo fondato sul Parlamento con il conseguente indebolimento delle le Camere e del capo dello Stato nella sua figura di garanzia, si sono aggiunte quelle di Marcello Pera, senatore di Fratelli d'Italia ed ex presidente del Senato, secondo cui è inevitabile che rafforzando i poteri del premier si indeboliscano quelli del capo dello Stato, o, al contrario essendo entrambi forti si instauri "una diarchia istituzionale e Politica o un bi-presidenzialismo, fonte di tensioni e attriti".