Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny, annuncia la sua volontà di candidarsi come presidente della Federazione Russa nel momento in cui verranno ristabilite delle elezioni libere nel paese. Lo dichiara in un'intervista rilasciata alla BBC, organizzata in occasione della pubblicazione del libro Patriot, l'autobiografia a cui Navalny stava lavorando prima della sua morte. L'attivista è morto lo scorso 16 febbraio in un carcere della Siberia, in circostanze non ancora del tutto chiarite. L'auspicio nelle parole di Navalnaya è quello di fare chiarezza sul decesso del marito e di veder cadere il governo di Vladimir Putin.

Chi è Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny

Yulia Navalnaya nasce a Mosca nel 1976 in una famiglia della classe media sovietica. Studia economia all'università e inizia la sua carriera lavorativa in ambito economico. Nel 1998 conosce in un villaggio turistico in Turchia Alexei Navalny, al tempo avvocato specializzato in diritto aziendale: si sposano nel 2000 e dal matrimonio nascono due figli, Dasha e Zakhar.

Nata la prima figlia, Navalnaya lascia il lavoro per occuparsi della famiglia. Cura la comunicazione e fa da addetta stampa al marito nei primi anni della sua carriera politica e giornalistica. Nel 2000 entra a far parte, insieme a Navalny, del partito liberale e nazionalista Jabloko.

Nel 2011 creano la Fondazione anticorruzione, che conduce indagini e pubblica rapporti in cui vengono denunciati per corruzione uomini d'affari russi: Navalnaya ne è presidente da dopo la morte del marito, avvenuta nel 2024.

Nel 2020 Alexei Navalny viene avvelenato e Navalnaya occupa un ruolo centrale nella vicenda, riuscendo a ottenere il trasferimento del marito in Germania per farlo curare.

Si fa anche conoscere al mondo, facendo da tramite con i giornalisti per rendere note le condizioni di salute dell'uomo.

La donna ha sempre accusato il presidente Putin della morte del marito; al momento, fa sapere, la Fondazione che dirige avrebbe in mano delle prove a sostegno di questa tesi: il dossier completo verrà pubblicato nel momento in cui si avrà un quadro totale della situazione.

Navalnaya annuncia che farà di tutto per far cadere il regime di Putin

Navalnaya vive da tempo all'estero; in Russia è accusata di far parte di un'organizzazione estremista filo-occidentalista: se tornasse in patria verrebbe arrestata. Continua comunque a portare avanti il suo lavoro e i suoi ideali, nell'attesa della fine dell'era di Putin, quando la Russia si riaprirà al mondo e sarà possibile organizzare delle elezioni libere. Solo in quel momento rientrerà in Russia e si candiderà alla presidenza.

Come ha dichiarato nella sua intervista alla BBC, suo desiderio è vedere il presidente Putin in carcere, nelle stesse condizioni in cui è stato lasciato il marito per tre anni, prima della sua morte.

Come descritto da lui stesso nel libro Patriot, Navalny avrebbe passato 295 giorni in isolamento, senza possibilità di ricevere visite e chiamate, in una cella in cui era difficile persino respirare. Nella descrizione, il dissidente racconta anche di come nelle celle veniva costantemente riprodotta della musica, in teoria per evitare che i detenuti si parlassero tra loro, in pratica per silenziare le urla di coloro che venivano torturati.

Navalnaya punta il dito anche contro la comunità internazionale, che dovrebbe avere meno paura di Vladimir Putin se davvero crede nella sua colpevolezza per la morte di Navalny e per le condizioni di mancata libertà in cui vivono i russi.