Su tappetini per mouse, su tazze, magliette, grembiuli, il simbolo di Roma cambia e sembra diventare un prodotto da supermercato. Nei desideri dell'assessore capitolino alla Cultura, Giovanna Marinelli, dovrebbe superare il conosciuto logo "I Love NY" della metropoli statunitense. Però, mentre nello slogan nordamericano c'è una congruenza anche linguistica, per quello di Roma è stato scelto l'Inglese invece dell'Italiano, utilizzando la frase "Rome&You". Un tentativo ovvio di internazionalizzare questa sorta di brand. C'è persino chi ha fatto notare la somiglianza col vecchio slogan "You&Me" di una nota casa di telefonia.

Per la realizzazione, presentata oggi al Macro di via Nizza, sono stati spesi 20.000 euro, frutto del compito creativo svolto dalla società InArea.

Solo per gli incartamenti interni al Campidoglio e per le auto dei Vigili Urbani, sopravviverà lo scudetto con corona e l'antica dicitura "SPQR", ma senza il termine "Capitale" che seguiva il nome "Roma" come era stato stabilito all'epoca dell'amministrazione Alemanno.

Il logo commerciale di grande diffusione nazionale ed estera, sarà poi coronato da diversi simboli a seconda delle pubblicazioni, oggetti, convegni che riguarderanno quanto la città avrà da proporre. Quindi, richiami grafici al patrimonio storico, al cibo, allo shopping e ad altro.

«Non è un'operazione dal contenuto ideologico ma il riconoscimento del nome che per tremila anni ha reso nota la città considerata Caput mundi - ha detto il sindaco Ignazio Marino - Roma è Roma e non ha bisogno di altri attributi o aggettivi. Roma è considerata da tremila anni caput mundi, città eterna, non ha bisogno di altri sostantivi e aggettivi».

Le polemiche sono subito arrivate. «È bastato un rapido sguardo sui social per constatare quanto il nuovo logo di Roma Capitale per il turismo risulti non solo incomprensibilmente antiestetico, ma offensivo per la città stessa - ha detto Fabrizio Santori, consigliere della Regione Lazio - Non è accettabile quest'ulteriore oltraggio al nome della città di Roma ridotto a richiamare la tariffa "you&me" dell'allora Omnitel.

A scandalizzare i romani anche il folto programma di viaggi previsto dal Piano di promozione in Italia e all'estero. Con quali risorse si intendono sostenere le trasferte tanto amate dal sindaco Marino se il bilancio approvato prevede tagli alla cultura per 33 milioni di euro. Che senso ha investire per invitare i turisti a Roma, senza offrire loro i servizi pubblici necessari, né valorizzare gli aspetti culturali di una città che della Cultura è la Capitale del Mondo».

«Ha tirato fuori dal suo sgangherato cappello un nuovo quanto improbabile simbolo di Roma - ha rincarato Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini in Consiglio comunale - Si cancella la lupa e la storia a favore di una corona di palline natalizie e di una scritta più adatta ai cioccolatini che alla capitale d'Italia».

Polemiche arrivano anche dai social network, proprio dai comitati di quartiere, quelli composti da cittadini che ogni giorno mettono in risalto servizi non funzionanti, scuole con bagni rotti e topi, la pessima raccolta dei rifiuti, il manto stradale che si scioglie come neve al sole per delle semplici piogge creando buche pericolose trasformate in laghi per caditoie e tombini otturati. Dubbio e indignazione subito suscitati perché invece che impiegare denaro per risolvere problemi immediati, si investe in opere superflue (800.000 euro per una pista ciclabile sul viadotto dei Presidenti nel III Municipio, prima destinato a una metropolitana leggera verso Cinecittà) o in cambi di loghi cittadini, cose che per la gente non hanno alcuna priorità rispetto a difficoltà quotidiane, spesso gravi.

"Beh, ne sentivamo la necessità, una priorità assoluta per Roma", scrive ironicamente Mimmo D'Orazio, presidente del Comitato Serpentara nello spazio Facebook del gruppo di cittadini, mentre Annalisa nella stessa pagina aggiunge, "Credo che in un comune come Roma ci stia che ci si preoccupi anche di una promozione e di un logo. Ma dopo aver sistemato la città in maniera decorosa. È come se io invitassi gente per cena e facessi loro trovare i piatti da lavare di una settimana con gli avanzi nel lavandino, la pattumiera maleodorante, il bagno indecente".