Quale città migliore per ospitare una pittrice come Artemisia Gentileschi romana di nascita? I suoi quadri sono in esposizione al Museo di Roma presso Palazzo Braschi in pieno centro storico. La mostra è patrocinata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, promossa e prodotta da Roma Capitale. Sarà possibile ammirare le opere fino al 7 maggio 2017.

La mostra

Le opere in mostra provengono da ogni parte del mondo, sia dai più importanti musei che da collezioni private e offrono al visitatore l’intero arco temporale della vicenda artistica di Artemisia Gentileschi.

La mostra delle opere è organizzata secondo i diversi periodi che hanno scandito la vita e le opere dell'artista. Si parte dalla sezione napoletana curata da Nicola Spinosa, da Francesca Baldassari per la sezione fiorentina, e da Judith Mann per la sezione romana. È accompagnata anche da un catalogo edito da Skira che dà conto dei diversi periodi artistici e umani di Artemisia e riporta le schede delle opere esposte, frutto dei più recenti studi scientifici e degli ultimi documenti rinvenuti.

La storia

Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1653) appassiona e incanta il suo pubblico all'istante. Poco importa se chi ammira i suoi dipinti sia uno sguardo di allora o di ora. L'artista si afferma immediatamente come donna straordinaria dotata di un forte temperamento.

Il talento indiscusso le permise, giovanissima, di partire la Roma e di entrare a far parte dell' Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze con un importante primato: fu la prima donna a farne parte.

Dolore e talento

La sua è una storia personale dolorosa che l'ha resa donna violata e umiliata. Artemisia Gentileschi dirà di sé : "Ho imparato a dipingere come un uomo" per proteggersi e farsi spazio in un mondo che non la considerava degna di poter esprimere la propria grande arte.

La sua pittura sprigiona forza anche tramite i colori cangianti, e le ombre caravaggesche. Le donne da lei dipinte sono la testimonianza di un riscatto che vuole prendersi il suo spazio. Giuditte vendicatrici in grado di tagliare la gola, suonatrici, dame, sante, Maddalene, Ester, che lasciano lo spettatore letteralmente incantato dalla sapienza del disegno e della pittura.

Artemisia scriverà ad un sacerdote di sua conoscenza: “ritroverà l’animo di Cesare nell’anima di una donna".

Un dipinto su tutti segna l'esordio dell'artista appena sedicenne. Il conturbante Susanna e i Vecchioni di Pommersfelden, dove l'agguato dei due vecchi allacciati l’uno all’altro in una sordida complicità e la ritrosa e pudica eroina che respinge le avance, lascia intravedere le ombre del suo dramma.

La rapida ascesa

L'artista sente la necessità di un'autonomia personale quanto artistica e per questo nel 1613 si trasferisce a Firenze per entrare nell'Accademia delle Arti e del Disegno. Il primo passaggio di questo cambiamento è la sua firma.

Artemisia Lomi si libera dalle influenze paterne per adeguarsi al verbo della pittura di Caravaggio.

A ogni oggetto prezioso, vesti o gioielli, è dedicata un'attenzione quasi maniacale che esige di essere ammirata da vicino. Esempi presenti nella drammatica Maddalena, mentre cerca di respingere ogni lusinga terrena, e nella Giaele di Budapest a o nella vedova Giuditta fasciata in un'elegante abito damascato.

Le sue sono opere decisamente lontane dal costume del tempo che prevedeva per le donne, la rappresentazione di nature morte, ritenute più consone per il genere femminile.

Artemisia va oltre, supera se stessa e i lacci ideologici del tempo e buca la tela. Il risultato è un incontro senza tempo tra la sua importante storia di riscatto e autodeterminazione e i suoi personaggi pieni di luce, in grado di raccontare la storia ideata per loro, ed incantare chi li osserva.