Made in Italy è certamente un'espressione dal forte impatto evocativo. Tre parole conosciute in tutto il mondo che indirizzano l'immaginazione verso un'idea precisa di pregio e qualità. Capace di richiamare alla mente un valore inestimabile per il produttore e per il consumatore, negli anni è diventato simbolo di eccellenza artigianale e industriale. In un'epoca globalizzata dove i confini del patrimonio culturale non sono focalizzati, quel 'made in' è capace di attrarre e influenzare il potere di acquisto inteso sotto più aspetti. Ma c'è ancora molto da lavorare per raggiungere i livelli di standard europei.

Una ricchezza tutta italiana

Se ci si focalizza sul segmento industriale turistico alberghiero, è possibile ammettere che l'Italia gode di una risorsa invidiata da ogni altro paese: il patrimonio culturale è unico per ricchezza e differenziazione tra le varie regioni. Italo Calvino scriveva: “Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”. Enfatizzando e portando all'estremo questo pensiero, la domanda di Calvino non ha grande risposta. L'Italia non ha appeal. Eppure è il primo paese al mondo nel quale si desidera viaggiare, il primo del quale si riconosce il patrimonio storico, culturale, enogastronimico e lo stile di vita.

Insomma la nazione più nota al mondo, eppure, secondo il World Tourism Organization, è solo al quinto posto nella classifica mondiale di gradimento.

Il motivo?

Implementare l'attrattiva del bel paese

Il turismo è strettamente connesso con la capacità di attrazione del sistema paese. E c'è da ammetterlo, l’Italia è un passo indietro in questo senso perché non ha mantenuto un trend di crescita adeguata sulla qualità dei servizi, sulla digitalizzazione, sull’attenzione all’ambiente e sulla formazione del proprio personale.

Ma non va scordato che il bel paese non può prescindere dal turismo, e per rispondere a questo momento di emergenza senza precedenti e sviluppare appieno la sua potenzialità e vocazione secolare, c'è bisogno di investire sul turismo in chiave di qualità dell’offerta turistica, dei servizi e della promozione mirata.

Questo è quanto si è prefissato il nuovo ministero del turismo che sta puntando a gestire la programmazione, il coordinamento e la promozione delle politiche turistiche nazionali, i rapporti con le Regioni e i progetti di sviluppo del settore turistico anche in ambiente europeo.

Il segmento del luxury tourism

Un esempio riguardante la necessità di implementare l'offerta si trova nel settore del luxury tourism. Un potenziale fruitore di servizi di questo tipo troverà difficilmente un'adeguata possibilità. Si potrebbe pensare che l'Italia rimanga intatta sotto questo aspetto e chi viaggia nel Bel Paese sia in cerca di autenticità.

Non c'è da dimenticare che il lusso, termine inflazionato del quale è necessario specificare sempre cosa voglia realmente significare, ad oggi richieda un'esperienza dal forte impatto emotivo e il Made in Italy ma non solo può e deve essere parte integrante di questa esperienza.

Il tutto accompagnato da servizi adeguati. Nonostante il settore del 'viaggiare di lusso' sia dato in calo del 20% a causa del Covid-19, sarà (anche) questo segmento l’àncora di salvezza per il Bel Paese che ha sempre un forte appeal sui viaggiatori esteri e non.

Forbes fa ben sperare posizionando l'Italia tra le destinazioni più amate ma non necessariamente scelte, dai turisti facoltosi in cerca di autenticità.