Parlare di Africa è difficile, ancor di più comprenderla a fondo nelle sue sfaccettature profonde e così differenti. Aggiungere di parlare di Africa e strategia Vaticana è un binomio poco facile. Per cercare di racchiudere un continente tanto vasto in poche righe possiamo descriverla così: consociamo l'Africa della fame e delle malattie, delle guerre civili croniche, della violenza politica e della soppressione dei diritti civili, della corruzione e del traffico di persone, delle pesanti interferenze esterne, del terrorismo islamico e dei conflitti etnici, l'Africa del land-grabbing.

Poi c'è la Cina che è il paese più popoloso del mondo e che non ha più terre coltivabili.

E a questo punto per descriverla meglio, aggiungiamo anche l'Africa che viene scoperta dalla Cina. Nel continente abbandonato dall'Occidente, la Cina sta facendo la sua fortuna a suon di materie prime ed energetiche a disposizione del miglior offerente. In un continente depresso è arrivata una ventata di novità e nuovi investimenti.

Al seguito del dragone anche tutte le nuove potenze emergenti in cerca di profitto a basso costo. I nuovi arrivati si offrono di pagare con infrastrutture e opere pubbliche i rilevamenti di miniere, immense terre non coltivate, piantagioni da sfruttare.

Vaticano Defensor Africae

L'Africa è già da molto tempo uno dei principali interessi della Santa Sede. Giovanni Paolo II durante i suoi anni di pontificato si è fatto Defensor Africae ponendo il continente e i suoi problemi strutturali al centro dei suoi impegni più urgenti.

L'Africa che Giovanni Paolo II lascia a Francesco è un'Africa che ha necessità impellente di risposte tangibili e molto diversa da quella che ricordiamo. Molti specialisti la inscrivono nella fase di "nuovo rinascimento" africano. Si accentuano le classi sociali e nasce un'inedita elite di facoltosi africani che beneficiano della nuova ondata di investimenti di cui poco sopra.

Non c'è nulla di regolamentato, nulla di istituzionale.

La nuova fermentazione economica è anarchica e privata e produce fratture sociali irreparabili che generano, anche, il flusso di immigrazione che caratterizza questi anni.

Ricchezza o indebolimento?

Invece di rafforzare gli Stati africani, la nuova corsa all'accaparramento li indebolisce ulteriormente.

E il cambiamento non è esclusivamente economico ma è anche sociale ed antropologico. Nonostante continui a persistere nel continente il primato di povertà, anche in Africa si va affermando la cultura della globalizzazione e del benessere individuale. I giovani ora sanno che nell'era globale ognuno se la cava da sé perché non esiste più lo Stato assistenziale, né le relazioni sociali e tutti sono lasciati a sé stessi. Ed è in questo frangente che il pontificato di Papa Francesco chiede un aiuto che non dovrebbe essere appannaggio esclusivo della Chiesa. Ma politico.

L'idea di Papa Francesco

Quando Francesco tornò dal suo primo viaggio in Africa disse: ''L'Africa è vittima. L'Africa è sempre stata sfruttata da altre potenze.

Dall'Africa venivano in America, venduti, gli schiavi. Ci sono potenze che cercano solo di prendere le grandi ricchezze dell'Africa...Lo sfruttamento! L'Africa è un martire. E' martire dello sfruttamento della storia".

I giovani sono i primi attori di questo cambiamento in negativo chiamati a difendersi da nuove spregiudicate forme di colonialismo quali il successo ad ogni costo, il fondamentalismo, l'uso distorto della religione. Ma l'Africa non è pronta ad affrontare problematiche di questo genere che sono così profonde da essere di difficile risoluzione. Ci chiediamo il perché di tanti disperati che arrivano sulle nostre coste. La situazione appena illustrata è solo una parte della risposta.