Ecco la scoperta: un biofarmaco “senziente” che attacca il proliferarsi del cancro al cervello, intervenendo sulle cellule staminali e neutralizzandole. Lo conferma una ricerca pubblicata sul “Cancer Cell” dal team di scienziati coordinati da Angelo Vescovi, uno dei luminari a livello internazionale riguardo le famose cellule staminali.
Qual è la malattia? Il mostro da sconfiggere in questione si chiama glioblastoma multiforme, o glioma di grado IV, e rappresenta il 30% di tutte le neoplasie cerebrali. È presente negli uomini dai 50 anni in su.
Cosa dice questo studio?
Lo scenario nuovo che si prospetta parte proprio da questa ricerca per sconfiggere la causa della malattia, il glioblastoma multiforme (Gbm), ovvero la forma più diffusa di tumore al cervello che si annida per un anno nell’uomo fino a decretarne la morte. La ricerca è stata fatta dalla della societa' biotech milanese StemGen, una ex start-up del Dipartimento di biotecnologia e bioscienze dell'universita' Bicocca. Tale glioblastoma è composto di miliardi di cellule, ma solamente una parte possiede la capacità di alimentare l’espandersi o il ritorno del tumore dopo il trattamento. Solo cellule molto pericolose, perché ne basta solamente una per far “risorgere” l’intero Gbm. Inoltre resistono alla radio e alla chemioterapia.
Qual è la scoperta? Spiegare tutto il sistema complicato dei processi chimici sarebbe un’impresa molto ardua. In sintesi però si tratta della scoperta del meccanismo molecolare che favorisce la crescita esplosiva di questo cancro, quindi è stato creato “l’antidoto” che poteva annullarlo. L’esperimento è stato fatto su un topo affetto dallo stesso tipo di cancro al cervello umano: la proteina è stata somministrata a loro per via intracerebrale.
Il team di Vescovi ha infatti avvalorato che le cellule staminali del cancro sono una grande “riserva” della malattia, aumentandone il pericolo. Ma la scoperta, in pratica, è solo un cambio di strategia: invece di attaccare “frontalmente” tutto il tumore – con rischi anche per il paziente – si cerca di concentrare tutto il “fuoco” sulle staminali, che costituiscono il serbatoio di rigenerazione del cancro. Piuttosto che attaccare il corpo intero, in pratica, si attacca il cuore della malattia.