Si sente spesso parlare di interventi domiciliari, fabbisogni assistenziali e coordinamenti sul territorio nell'ambito delle cure alle patologie gravi oltre che terminali; in realtà non sempre in quest'ambito si ha un consolidamento della flessibilità organizzativa ed un buon livello di competenza. In Italia l'ADI assistenza domiciliata integrata opera sul rapporto tra medico e supporti ospedalieri, che intervengono su malati con determinate patologie.

Come richiedere però questo tipo di assistenza, per esempio per le persone anziane? L'Asl di competenza nel territorio sarà il primo centro specifico dove il cittadino dovrà recarsi per ottenere la prestazione sanitaria, tenendo conto che esiste una disomogeneità tra sistema normativo nazionale e territorio regionale.

Il medico di base, dovrà quindi curarsi di effettuare la prescrizione per l'assistenza integrata, elencando la patologia , le necessità e la cura , sempre orientati al recupero dell'autonomia del paziente tra le mura domestiche Da sottolineare, è che non vi è nessuna legge nazionale che determina però, i parametri per un livello minimo di erogazione nel caso dell'assistenza domiciliata sociale.

L'assistenza integrata non richiede alcun tipo di spesa, in quanto è carico della Asl, invece quella sociale per una parte è posta a carico del beneficiario, così come accade spesso per i soggetti di età avanzata. Specialmente per questo tipo di soggetti, numerosi e bisognosi nel territorio, nel nostro stato vi è una continua dissertazione tra comuni e famiglie che necessitano di tale assistenza, mai placata con normative adeguate.

Appaiono infatti numerose le carenze legislative per il decreto del 31 marzo n.109 del 1998 e per il successivo decreto 221/1999. (parenti tenuti agli alimenti) Le varie proposte di adeguamento, in materia effettiva di accertamento , sono ancora vaghe e non trovano riscontro.

Le modifiche presenti nel d.lgs 130/2000 sono visibili presso gli enti previdenziali in tema di agevolazioni Irpef per i familiari e i soggetti a carico, ma ogni chiave di lettura è lasciata perlopiù ad esperti che guidano questi soggetti come meglio credono.

In Europa, vi è una netta separazione tra servizi sanitari e servizi sociali, tra i quali rientrano molte società di volontariato che collaborano con le strutture. In Italia la strada da percorrere in questo senso è ancora molto lunga, oltre che sui diversi aspetti culturali e sociali si sta puntando ad un decreto legge basato su una maggiore sensibilizzazione e conoscenza delle modalità con il quale si può concedere supporto reale , senza inneggi burocratici e favoritismi personali. Aspetteremo.