Finalmente arriva un dato scientifico rassicurante sull'utilizzo delle sigarette elettroniche, dispositivo sul quale si è molto dibattuto negli ultimi tempi e che è stato preso "di mira" anche a livello fiscale.
I risultati di una ricerca condotta da Arista Laboratories, ente statunitense, e presentata nella giornata di lunedì 22 luglio a Napoli, mostrano infatti che, utilizzando per dieci aspirazioni la sigaretta elettronica con la massima capacità di erogazione, insieme a un liquido con la più alta concentrazione di nicotina (18mg per millilitro), si incamera un contenuto complessivo di nicotina pari a 0,3mg per ml.
Il dato è interessante se si considera che una sigaretta tradizionale eroga normalmente 0,9 mg per ml e che il dato limite stabilito dalla legge è 1 mg per ml. Quindi, la nicotina effettivamente inalata dagli utilizzatori di sigarette elettroniche può essere pari, al massimo, a un terzo di quella inalata fumando la sigaretta tradizionale.
Lo studio è stato commissionato dal produttore e distributore italiano Ovale, ed è stato condotto sul sistema di vaporizzazione "tank", prodotto dall'Azienda stessa. Il Dipartimento di chimica dell'Università Federico II di Napoli ha invece analizzato i liquidi per ricaricare le sigarette elettroniche, affermando che «le sostanze contenute nei liquidi Ovale non sono dannose».
I risultati della ricerca arrivano proprio in coincidenza con lo sciopero della fame di sei rivenditori di sigarette elettroniche romani davanti Montecitorio contro l'introduzione nel decreto fare di una tassa del 58% (più l'IVA al 21%) sui vaporizzatori e sulle ricariche per e-cig, che in un certo senso le equipara alle ben più dannose - come sembra evidente - sigarette tradizionali.
Va ricordato, infatti, che, tralasciando la presenza o meno di nicotina, nell'utilizzo delle sigarette elettroniche non vi è combustione (ma solo vaporizzazione) e quindi non vi è produzione di catrame e di numerosi idrocarburi cancerogeni.