Il dossierstatistico sulla mortalità infantile pubblicato dall'ISTAT in questi giorni cisegnala che nel 2011 in Italia si sono registrati in tutto 2.084 decessi dibambini di età inferiore ai 5 anni. Questa cifra è enormemente inferiore aquella che si registrava nel nostro Paese sul finire dell'800, quando il numero deidecessi era di quasi 400mila l'anno: per l'esattezza nel 1887 erano 399.505 ibambini di età inferiore ai 5 anni deceduti in Italia. Insostanza in poco più di un secolo siamo passati da 347 decessi ogni 1000 nativivi, agli attuali 3,3 decessi ogni 1000 nascite.

Nel 2011 inItalia l'85% dei decessi sotto i 5 anni (in tutto 2.084) sono avvenuti nelcorso del primo anno di vita, il 50% durante i primi 7 giorni di vita. Si nota poiuna differenza statistica a seconda della origine etnica: il tasso di mortalitàdei bambini italiani residenti (2,9%) è più basso di quello dei bambinistranieri residenti (4,3%). Altra differenza statistica che il rapportoevidenzia è quella fra le diverse aree geografiche del Paese: se il datoitaliano complessivo parla di 3,3 decessi ogni 1000 nati vivi, guardando aldato disaggregato ci si accorge che al Sud la mortalità resta più alta dellamedia nazionale di quasi un decesso ogni 1000 nati (siamo vicini al 4x1000,media UE), mentre quella del Nord è comunque inferiore alla media nazionale.

IlCentro, non solo geograficamente in questo caso, sta in mezzo, con un datolievemente superiore alla media nazionale.

Per quantoriguarda le cause cliniche del decesso: se a fine '800 la principale causadi morte era una malattia infettiva, oggi il 72% dei decessi è dovuto acondizioni di origine perinatale (48%) e a malformazioni congenite (24%).

Trale condizioni perinatali quella che incide maggiormente è la sindrome da stressrespiratorio neonatale, mentre oltre la metà delle malformazioni congeniteriguardano il sistema cardio-circolatorio.

Il tasso dimortalità dei bambini di età inferiore a 5 anni è in Italia più basso di quellorelativo alla media europea (4x1000) ed è inferiore a quello degli USA (8x1000).Il Paese con il più basso tasso di mortalità infantile nel Mondo resta comunquela Svezia (3 decessi ogni 1000 nati nel 2011).

Rispetto ai Paesi africani si nota che alcunidi questi (Somalia, Ciad, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana, Guinea Bissau,Mozambico, Etiopia, RD Congo, Eritrea, Sudafrica, Marocco) presentano un tassodi mortalità per quella fascia di età che corrisponde a quello italiano deglianni '30-'50 del secolo scorso: tra i 170 e i 180 decessi ogni 1000 nati.

Sitratta in sostanza di Paesi segnati da una grave situazione di instabilitàpolitica, da conflitti bellici in corso, da carenze infrastrutturali e dapovertà endemica. La situazione migliore fra i Paesi africani è quella dell'Egittocon 22 decessi ogni 1000 nati vivi (pressappoco quello dell'Italia a metà deglianni '70). Il tasso di mortalità infantile di alcuni Paesi asiatici è invecerapportabile al tasso di mortalità italiano del ventennio 1950-1970 (Afghanistan,India, Bangladesh, Filippine, Palestina): esso varia dal 22x1000 del territoriopalestinese occupato, al 64x1000 dell'India. Per ovvie ragioni, fra i Paesiasiatici segnalati quello in cui il tasso di mortalità è più alto è l'Afghanistancon 149 decessi ogni 1000 nati vivi.