La curcumina è un colorante alimentare che si ottiene per estrazione con solvente dal rizoma essiccato e macinato della Curcuma longa, pianta che cresce in alcune zona dell'Asia, conosciuta da secoli per le sue proprietà curative ed ampiamente utilizzata nella medicina ayurvedica.

La curcumina avrebbe secondo alcuni studi un'attività anticancerogena, antinfiammatoria e anche antidolorifica ( uno studio mette a confronto il paracetamolo e curcumina nella terapia del dolore, mostrando effetti analoghi). Da diversi anni sono noti gli effetti della curcumina sulle patologie neurodegenarative come l'Alzheimer e i risultati di taluni studi sono sorprendenti.

Lo spunto che ha fornito gli indizi di un'azione positiva della curcumina in questa patologia ci viene da un sondaggio eseguito su 1010 persone asiatiche, di età fra i 60 e 93 anni, che consumavano regolarmente curry giallo, una spezia contente curcumina. Coloro che consumavano tale alimento "una volta ogni sei mesi", mostravano un risultato al Mini Mental State Examination (MMSE) migliore rispetto a chi utilizzava tale alimento meno spesso.

Numerosi studi mostrerebbero che la curcumina ha un effetto positivo sulla neurogenesi nell'ippocampo con riduzione di stress, depressione e ansia.

In uno studio pubblicato su Current Alzheimer Research del 2005 (A Potential Role of the Curry Spice Curcumin in Alzheimer's emerge chiaramente l'effetto della curcumina nel contrastare l'accumulo di Beta Amiloide, ritenuta essere la causa principale della morte neuronale nell'Alzheimer

Un altro studio pubblicato sulla rivista indiana Ayu, sebbene condotto su un campione estremamente ridotto ha mostrato risultati sbalorditivi: i ricercatori hanno descritto tre pazienti con la malattia di Alzheimer, i cui sintomi comportamentali sono "notevolmente migliorati" in seguito all'assunzione di 764 milligrammi di curcuma (curcumina 100 mg/die) per 12 settimane.

Se andiamo a vedere nel dettaglio notiamo che in un caso si è avuto un miglioramento netto nei punteggi del MMSE passato da 12/30 a 17/30 e negli altri due casi, stimati gravi, sebbene non si sia potuto obiettivare un miglioramento, si è però potuto verificare che dopo la prosecuzione del trattamento per circa un anno, avevano cominciato a riconoscere i loro familiari.

La mole di studi si è andata incrementando nel corso degli anni, e malgrado nessuno abbia mai voluto azzardare risultati definitivi, ci sono sufficienti indizi che ci fanno ben sperare nel futuro utilizzo di questa spezia nel trattamento di una malattia in costante espansione come l'Alzheimer.