Nel 1901, il dottor Alois Alzheimer, uno psichiatra tedesco, dopo aver analizzato e sottoposto a test una sua paziente (Auguste di 51 anni), si accorse che non ricordava nulla di ciò che le aveva mostrato in precedenza. Questa fu la prima paziente a cui venne diagnosticata la malattia di Alzheimer. Alois Alzheimer, decise di affidare la ricerca di questa patologia all'italiano Gaetano Perusini, un giovane e brillante neurologo. I risultati e i dati raccolti vennero poi pubblicati sulla rivista Histologiche und Histophathologiche Arbeiten uber die Grasshirniude, da Alois Alzheimer, senza mai menzionare il nome di Perusini, prendendosi lui tutto il merito.

L'Alzheimer (detta anche demenza presenile o demenza degenerativa) è una malattia molto comune ed invalidante, che insorge prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni), ma può manifestarsi anche in epoca precedente. Nel 2006 vi erano 26,6 milioni di malati in tutto il mondo, e si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale nel 2050.

I primi sintomi della demenza senile possono variare da soggetto a soggetto, ma il primo campanello d'allarme è in genere una perdita significativa della memoria a breve termine. All'inizio si manifesta con la difficoltà di ricordare eventi recenti e successivamente quelli più vecchi, aumentando le lacune in ambiti sempre più estesi, fino a giungere a non riconoscere più nemmeno i propri familiari.

Oggi, sappiamo che la perdita di memoria è la conseguenza della perdita progressiva della materia grigia nel cervello del malato. In particolare viene colpita un'area striata, dov'è situato l'ippocampo, sede dei ricordi, della formazione e consolidamento della memoria. Spesso si associano altri disturbi quali: disturbo del linguaggio (si ricorre ad utilizzare frasi stereotipate), alterazione della personalità, disorientamento spazio temporale e topografico, ed in fine difficoltà nell'esecuzione delle attività quotidiane fino alla perdita della propria autonomia.

Fino ad oggi per diagnosticare, ad un paziente, se è affetto da Alzheimer, bisogna eseguire una serie d'esami ospedalieri e di laboratorio invasivi. I primi risultati, del nuovo e meno invasivo test, sulla retina, sono stati presentati al Convegno dell'Alzheimer's Association International, in corso a Copenaghen, dai ricercatori del centro di ricerca Cedar Sinai di Los Angeles, i quali grazie ad un macchinario che permette di eseguire un test della retina, sono riusciti ad individuare (colorando e rendendole fosforescenti) le placche tossiche indicatori della malattia.

I ricercatori hanno somministrato, ai pazienti, una dose di Curcuma (una spezia presente anche nel curry), che si è legata alla beta-amiloide (famigerata proteina responsabile delle placche cerebrali caratteristiche della patologia), che compare nel cervello molti anni prima dell'insorgenza della malattia. Tramite una nuova tecnica di Retinal Amyloid Imaging (RAI), che permette di individuare la sostanza colorata fosforescente (beta-amiloide più curcuma) , si sono ottenuti grandi risultati sui pazienti sottoposti a questo test, (controllati anche con una PET del cervello), dimostrando che la presenza di beta-amiloide nella retina era significativamente associata ad alti livelli della proteina nel cervello. Il test ha avuto il 100% di sensitività e l80.6% di specificità, e quando sarà ulteriormente sviluppato sarà un'efficace metodo per la diagnosi precoce dell'Alzheimer.