Ebola è un virus molto letale e l'opinione pubblica è in allarme: tanta la paura che l'epidemia si diffonda. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che sia improbabile che si sviluppi una epidemia in USA e in Europa in quanto i sistemi sanitari sono strutturati ed efficienti per affrontare questa terribile febbre emorragica. Diffusi piani di emergenza, da tempo il personale si esercita nelle simulazioni per eseguire i protocolli fondamentali per isolare e trattare pazienti con sintomi sospetti.
In Italia 2 sono i centri anti-Ebola con relativi laboratori per la diagnosi della malattia. Uno si trova a Roma - lo Spallanzani - l'altro è il Sacco di Milano. Gli aeroporti equipaggiati per i voli sanitari sono 4: Linate, Malpensa, Fiumicino e Ciampino. L'assessore Mario Mantovani ha però evidenziato che a Linate è necessario intervenire: "Il canale sanitario deve essere realizzato se vogliamo che l'aeroporto rientri nei parametri di legge." Due C-130 sono a disposizione per il trasporto di persone contagiate e le ambulanze usate in questi casi sono provviste di tre vani separati - per il malato, per il personale, per il guidatore - e di barelle speciali e teli bio-contenitivi.

Protocolli di sicurezza

Per non contagiarsi è necessario coprire perfettamente - con tessuti impermeabili - ogni parte del corpo, compresa la testa, le orecchie, indossando anche occhiali e mascherina. Non è consentito toccarsi il viso, non si deve mai entrare in contatto diretto con sangue e fluidi, nessuna parte del corpo deve essere esposta al contagio. In mancanza di protezione è prescritto tenere una distanza di un metro dal malato.

Ospedale a Milano

Il bunker anti-Ebola a Milano si trova all'ospedale Sacco, a dirigere il reparto è l'infettivologo Giuliano Rizzardini, il coordinatore sanitario delle malattie infettive si chiama Cecilia Paoli. Lì è possibile gestire in sicurezza malati di Aids, Sars, tubercolosi, aviaria. Le porte del laboratorio P4 si aprono con il badge, in sequenza quando la precedente porta è chiusa, e le camere di degenza sono depressurizzate. I posti letto sono 15 ma il personale potrebbe occuparsi solamente di 5 infetti. "Il personale sanitario c'è - spiega Rizzardini - ma se dopo la gestione di un malato ognuno deve passare giorni in quarantena - secondo le direttive OMS - il rischio è che con più malati di Ebola entriamo in crisi con il numero di operatori". In caso di pazienti non ancora gravi, medici e infermieri userebbero tute bianche, in dotazione scafandri per interagire con pazienti ormai gravi. Ciò che conta è l'addestramento che rende automatico il rispetto del protocollo in tutti i vari passaggi: vestizione e svestizione, doccia disinfettante, gestire fiale di sangue e materiale usato.

Bunker anti-Ebola a Roma

In una oasi di verde sorge l'ospedale Spallanzani considerato al livello 4 per gli standard di biosicurezza, ossia il top. Il reparto speciale è sorvegliato dalla vigilanza armata e il suo direttore scientifico è Giuseppe Ippolito. Tutto è già pronto. Di fondamentale importanza è seguire sempre e rigidamente il protocollo, "un'epidemia nel nostro Paese è impossibile. Non dobbiamo confondere la tragicità della situazione dei paesi africani con la nostra. Il virus non si trasmette per via aerea" spiega il professor Ippolito puntando l'attenzione sulla dilagante psicosi collettiva.