Sono anni ormai che ascoltiamo in tv o leggiamo sui giornali di quanto l'olio di palma sia dannoso per noi e per il nostro ambiente. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, sono ormai molte le tesi che dimostrino quali e quanti siano gli effetti collaterali della sua produzione. Per quanto riguarda però gli eventuali effetti dannosi sulla nostra salute, ci accorgeremo che il quadro non è così chiaro.

Quando si parla di cibi e salute, infatti, la relazione non è mai un semplice binomio "cibo sano"-"cibo malsano". Prendiamo in considerazione le caratteristiche biochimiche dell'olio di palma: per cominciare dobbiamo distinguere due tipi di prodotti che vengono spesso confusi, l'olio di palma e l'olio di palmisto.

Pur se simili, queste due fonti di grassi hanno una composizione differente.

L'olio di palma è costituito principalmente da acido palmitico (44,3%), acido oleico (38%) e acido linoleico (10,5%).

L'olio di palmisto è costituito principalmente da acido laurico (48%), miristico (16,2%) e palmitico (8%)

Da questa prima analisi una cosa è subito evidente: meno del 50% dell'olio di palma è composto da acidi grassi saturi (palmitico); le restanti parti sono rappresentate da grassi mono o diinsaturi (oleico e linoleico), sempre più spesso associati ad una alimentazione considerata "più salutare". Diverso il discorso per l'olio di palmisto, composto principalmente da grassi saturi, considerati poco salutari.

Una distinzione fra i due oli è dunque fondamentale, proprio perché si tratta di composti diversi.

Ma in definitiva, l'olio di palma fa davvero male? Essendo una fonte di grassi, anche se non esclusivamente di grassi saturi, la risposta è...."dipende". Dipende infatti dalla quantità di grassi che assumiamo nella totalità della nostra dieta.

Un essere umano non sopravvivrebbe senza il giusto apporto giornaliero di grassi (sia saturi che insaturi), componenti fondamentali per la produzione di ormoni, membrane cellulari e moltissime altre sostanze, oltre che ovviamente fonte di energia.

Il nodo del problema è dunque la composizione totale della nostra dieta: se assumeremo troppi grassi, vedremo aumentare il rischio di sviluppare diverse malattie (in primis problemi cardiovascolari) sia per l'effetto dannoso diretto di un'eccessiva concentrazione di molecole lipidiche, sia per il probabile aumento del nostro giro-vita che a sua volta aumenta ulteriormente la suscettibilità ad accidenti cardiovascolari e non.

Il CSPI (Centro per le scienze di interesse pubblico, organismo USA) afferma che l'olio di palma aumenta i fattori di rischio cardiovascolare, ovviamente basandosi su ricerche clinico-scientifiche approvate dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Tuttavia un controstudio effettuato dal Comitato di promozione dell'olio di palma malese ha dimostrato come il suo consumo aumenti i livelli di HDL (il così detto "colesterolo buono"), di fatto smentendo lo studio OMS.

La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

Sulle tavole occidentali vediamo sempre più aumentare la "quota grassa" e "lavorata" a scapito della quota di cibi vegetali, freschi e non lavorati, tipici della dieta mediterranea.

È quindi evidente come un'ulteriore fonte di grassi, spesso "nascosta" in alimenti che dovrebbero essere invece fonte di carboidrati e fibre (i biscotti ad esempio) può facilmente sbilanciare il delicato equilibrio di cui ha bisogno il nostro organismo. Non bisogna demonizzare l'olio di palma in quanto "cibo negativo", dato che i grassi sono molecole fondamentali alla vita ed alla nostra salute, ma dobbiamo essere consapevoli di come il consumo di cibi contenente questi lipidi può rapidamente sbilanciare la nostra dieta!

La moderazione è sempre la strada giusta quando si parla di salute a tavola, evitando estremismi che ci portino in una direzione di demonizzazione od esaltazione assoluta di alcuni cibi.

Concludiamo con un aforisma del mio bisnonno, che diceva: "La salsiccia non fa male. Le salsicce fanno male"