E ora come la mettiamo con Isaac? Non quell'Isaac, quello a cui viene naturale pensare quando si parla di scienza, quello della mela, non quell'Isaac lì. Non Isaac Newton, per intenderci. Come la mettiamo con l'altro Isaac, Isaac Asimov? D'accordo, anche così suona strano. Ma se si pensa a un "robot", un robot qualunque, anche se non si è così nerd da ricordarsi il nome, è a lui che si fa riferimento. Ognuno di noi ha letto, sentito o visto in televisione un racconto di Asimov. Almeno una volta, soprattutto le ultime tre/quattro generazioni si sono interrogate, dopo una di quella storie strane, ma plausibili, sui confini che un giorno la scienza avrebbe valicato.

Capita così che un gruppo di studiosi del Karolinska Institutet - università dove si è soliti decidere a chi andrà il prossimo Nobel per la medicina - in collaborazione con un'altra università svedese, quella di Linköping, abbia pubblicato sulla rivista "Biosensors & Bioelectronics" ("An organic electronic biomimetic neuron enables auto-regulated neuromodulation. Biosens Bioelectron. 2015 Sep 15;71:359-64") l'invenzione di un dispositivo in grado di ricevere stimoli chimici, di trasformarli in stimoli elettrici e poi nuovamente in chimici per attivare infine cellule umane. Cosa avrà di strano un simile meccanismo? Nulla, fuorché il meccanismo in questione in termini scientifici viene definito "neurone", l'unità cellulare alla base del funzionamento del nostro cervello (e non solo).

Il gruppo di scienziati, con in testa Daniel T. Simon e coordinato dalla Prof.ssa Agneta Richter-Dahlfors ha, infatti, costruito, mediante polimeri conduttivi di natura organica, una struttura capace di "sentire/ricevere" e poi trasmettere segnali chimici. Il neurone in questione non conterrebbe alcun "componente vivente" hanno precisato gli scienziati e seppure al momento il neurone risulti troppo grande per poter essere impiantato in un organismo umano, dove le sue applicazioni sarebbero numerevoli e vitali in taluni casi, i suoi inventori hanno precisato che il prossimo passo sarebbe stato la miniaturizzazione del neurone così da permetterne l'impianto.

Di studi e migliorie, quindi, ce ne sono ancora molti da fare, prima che un neurone organico elettronico biomimetico - così lo definiscono gli stessi inventori - possa sostituire un neurone umano danneggiato o scomparso, ma, ripensando alle sue tre leggi della robotica e ai suoi cervelli positronici, alla luce di questa eminente scoperta, chissà cosa avrebbe detto oggi Isaac Asimov. Chissà se non sarebbe stato più ottimista anche lui, almeno per questa volta.