Impressionanti i dati che riguardano l’ictus. La tremenda condizione clinica è la prima causa di disabilità in Italia e la seconda causa di morte e demenza in tutto il mondo. In Italia, l’ictus colpisce un paziente ogni tre minuti e ha un’incidenza impressionante sulla popolazione, se solo si pensa che nel nostro Paese, ad esserne interessate, sono 200mila persone, per non contare gli esiti dell’ictus, i cosiddetti reliquati neurologici che coinvolgono ben un milione di persone all’anno. Queste, dopo essere state colpite da ictus, lamentano sintomi quali epilessia, paresi, invalidità, a volte demenza e malattie correlate a questi effetti patologici.
Costi sociali impressionanti
Ma l’ictus, oltre a rappresentare una grave emergenza medica, rappresenta al contempo un immane onere e un capitolo di spesa importante per il Servizio Sanitario Nazionale. Si pensi agli oltre 3 miliardi e mezzo che ricadono sulle casse pubbliche per l’assistenza nell’immediato e nel post immediato ai pazienti colpiti da questa condizione. In Europa i costi arrivano addirittura a 38 miliardi eppure, nonostante ciò, uno studio di recentissima pubblicazione indica che quasi la metà dei pazienti colpiti dalla malattia non riceve cure adeguate.
Lo studio in questione fa parte di un progetto congiunto cui hanno aderito dieci Paesi europei, si tratta del Progetto Eis(European Implementation Score) ed è servito a monitorare la situazione della malattia e dei suoi esiti nei diversi distretti geografici europei, puntando il dito sul ruolo e sull’applicazione che i diversi Sistemi Nazionali europei attuano in ambito alla prevenzione.
I risultati dello studio – il cui work package 2 è coordinato da Antonio Di Carlo dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e diretto da Domenico Inzitari (In-Cnr e Università degli studi di Firenze), sono pubblicati sul numero di agosto di Stroke, organo ufficiale dell’American Heart Association.
Ictus: ma si fa prevenzione?
Forse, alla base dei costi della grave patologia c’è una scarsa prevenzione. Infatti, nonostante si è soliti considerare l’ictus una malattia, sarebbe bene che si cominciasse a considerarla come una condizione clinica, spesso definitiva, di una serie di malattie, di cause e concause che culminano con gli effetti devastanti rappresentati dall’ictus stesso.
Pensiamo al diabete, alla ipertensione arteriosa e alle malattie che la causano, come l'infarto, all’eccesso di colesterolo a livello arterioso, agli stili di vita scorretti, finanche all’obesità. Fino a quando non interveniamo su questi fattori è difficile sperare che l’ictus riduca la sua incidenza sulla popolazione che, occorre ricordare, non è solo anziana, visto che l’incidenza di tale condizione patologica è aumentata anche fra soggetti più giovani.
Gli interventi messi in atto nei diversi Stati europei
Secondo il Progetto Eis, su cento malati affetti da ictus, almeno 40 non ricevono adeguate cure e gli stessi pazienti traggono benefici minori dal ricorso a quegli interventi disponibili per fronteggiare l’emergenza, per la semplice ragione che tali interventi sono sotto utilizzati per tutta una serie di ragioni che lo studio in questione cerca di affrontare.
“I risultati del nostro work package, in particolare, indicano per i migliori livelli di integrazione tra ricerca e pratica clinica, in ordine: Inghilterra, Scozia, Svezia, Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Belgio e Lituania. I Paesi con miglior qualità complessiva dell’assistenza sono caratterizzati dalla presenza di stroke unit (unità specificamente dedicate all’assistenza del paziente con ictus), audit a livello nazionale e indicatori di performance e benchmarking delle strutture”, ha sottolineato Di Carlo.
Torneremo a parlare più nel dettaglio di questo studio e della situazione in Italia.