Uno studio americano, recentemente pubblicato sul sito dell'American Journal of Medicine, suggerisce che la L-Dopa, il farmaco più comunemente adoperato per curare i sintomi del morbo di Parkinson, potrebbe essere efficace nel prevenire la maculopatia degenerativa, la causa più frequente di cecità in età avanzata.

Cosa accade nella maculopatia degenerativa senile?

La retina, ovvero la struttura che ricopre la parete posteriore dell'occhio e che ci permette di percepire gli stimoli luminosi, è un sistema estremamente complesso e delicato.

Per questo motivo la retina è particolarmente sensibile ai processi di degenerazione legati all'invecchiamento che possono portare alla degradazione della sua porzione centrale, chiamata macula e responsabile della visione dei dettagli e dei colori di un'immagine. In particolare, si conoscono due forme di maculopatia degenerativa (o degenerazione maculare senile) che evolvono a partire da uno stadio iniziale comune e asintomatico: la forma secca e la forma umida. La prima è responsabile nel 90% dei casi, è meno grave ed è correlata a una diminuzione dell'apporto di sangue alla retina e all'assottigliamento irreversibile della stessa.

La seconda forma è responsabile del restante 10% dei casi, è più grave ed è sottesa da un aumento della vascolarizzazione con conseguente ispessimento della retina. In entrambi i casi si ha la progressiva perdita della visione nella porzione centrale del campo visivo, mentre le zone periferiche vengono risparmiate. Le cause della maculopatia degenerativa sono ancora sconosciute e, per questo motivo, non sono disponibili farmaci che possano prevenirla in maniera efficace. 

La L-Dopa previene o ritarda la maculopatia senile

"I trattamenti a disposizione per curare la maculopatia degenerativa sono pochi e invasivi e non esiste modo di prevenirla" conferma Brian McKay, ricercatore all'Università dell'Arizona e coordinatore dello studio.

"In una ricerca precedente" prosegue McKay "abbiamo svelato che la L-Dopa prodotta dall'epitelio pigmentato, uno strato di cellule che fanno da supporto alla retina, svolge un ruolo chiave nel regolare lo stato di Salute e nutrizione della retina stessa". Alla luce di questi dati, i ricercatori americani si sono chiesti se i pazienti con il morbo di Parkinson in terapia con L-Dopa manifestassero una minore tendenza a sviluppare la maculopatia degenerativa a parità di altri fattori quali età ed etnia. "Analizzando tre ampi database, rispettivamente contenenti dati su 17000, 20000 e 87 milioni di pazienti" commenta Brian McKay "abbiamo osservato che la terapia con L-Dopa non solo abbatte significativamente il rischio di sviluppare la maculopatia degenerativa nella forma umida, ovvero la più grave, ma ne ritarda anche lo sviluppo di circa 8 anni".

I ricercatori hanno anche individuato il recettore per la L-Dopa di cui sono corredate le cellule della retina e che potrebbe diventare il target di nuovi trattamenti atti a prevenire la maculopatia degenerativa. Lo studio è importante anche perché dimostra come l'utilizzo di vasti database elettronici possa condurre all'utilizzo di farmaci già in commercio per trattare malattie diverse da quelle per cui i farmaci stessi erano stati sintetizzati. Il cambio di destinazione di un farmaco è infatti poco costoso rispetto alla progettazione ex novo, processo che in media richiede 2 miliardi di dollari e quasi 14 anni prima dell'immissione in commercio.