L'accusa lanciata dalla dottoressa Zoe Harcombe in un articolo pubblicato il 13 giugno sul British Journal of Sports Medicine non lascia spazio a dubbi. "La Eatwell Guide è stata formulata da un gruppo designato dal Public Health England, formato principalmente da membri dell'industria alimentare piuttosto che da esperti indipendenti". La d.ssa Harcombe ha puntato il dito contro la guida Eatwell che secondo la Foods Standard Scotland (FSS) rappresenterebbe l'esempio di dieta bilanciata, mentre per lei non sarebbe mai stata esaminata a fondo data l'alta incidenza di carboidrati nel regime alimentare quotidiano.

Cosa è la Eatwell Guide?

La Eatwell Guide(cioè la guida per mangiare sano) esiste in diverse versioni già a partire dal 1994. Dapprima denominata Balance of Good Health, grazie alla modifica apportata nel 2007 dalla Food Standards Agency è diventata Eatwell Plate per arrivare alla versione definitiva del marzo 2016. Fra le versioni però la modifica è stata solo "estetica" e nell'ultima amidacei e carboidrati come pasta, patate e pane costituiscono gran parte dell'apporto giornaliero. La dottoressa Harcombe, ricercatrice presso l'Istituto di Esercizio Clinico e Scienze della Salute presso l'Università del West of Scotland, ha affermato nel suo articolo che"il governo sembra non rendersi conto che tutti gli alimenti amidacei sono solo zucchero in una forma diversa".

La critica maggiore viene mossa al fatto che nella Eatwell Guide il 68% dell'energia - una volta tolto il cibo spazzatura - derivi da alimenti amidacei mentre l'apporto di frutta e verdura, che dovrebbe essere il maggiore, in realtà fornisce solo l'8-9% dell'apporto energetico giornaliero. Quelli che definisce superfoods - cioè pesce, uova e carne - costituiscono solo l'11-12% della dieta ma diventano molto meno se al loro posto vengono scelti i legumi.

I cibi nutrienti e benefici, compresi giornalmente nel regime alimentare, così ammontano solo al 6-7%, contro il 9% del junk food.

I fallimenti della dieta con tanti carboidrati e pochi grassi

Come sottolinea Zoe Harcombe, la dieta ad alto contenuto di carboidrati e basso contenuto di grassi ha portato a risultati deleteri per la popolazione inglese che, nel 1972, vedeva obesi solo il 2.7% della popolazione femminile e il 2.7% di quella maschile.

Nello stesso anno erano in sovrappeso il 13.9% delle donne e il 23% degli uomini, che nel 1999 sono diventati rispettivamente il 36.3% e il 49.2% mentre le percentuali delle persone sovrappeso sono arrivate al 25.8% per le donne e al 22.6% per gli uomini. Nel 1980 l'incidenza del diabete in UK era dell'1.42% mentre nel 2015 le percentuali sono salite al 6.1%.