Moltrasio, piccola comunità in provincia di Como. A ferragosto è scoppiato il caso di un gestore di pizzeria che per aver aggiunto un pizzico di origano su un margherita, aveva maggiorato il prezzo di 1 euro. Probabilmente aveva ragioni da vendere l’avventore ma, in base ai risultati di una recente ricerca, sembra che questa spezia sia veramente preziosa. E’ il risultato di una ricerca italiana, condotta da ricercatori dell’Università di Firenze. In uno studio in vitro hanno evidenziato come alcuni ceppi batterici, tra cui Staphylococcus aureus, Stenotrophomonas maltophilia e Achromobacter xylosoxidans, responsabili della Fibrosi cistica delle vie respiratorie e che stanno sviluppando progressivamente una forte resistenza verso un numero crescente di antibiotici, sono sensibili all’Olio Essenziale di Origano (OEO).
Una ricerca di base con delle utili indicazioni
I ricercatori toscani, primo autore G. Pesavento, a giugno hanno pubblicato su Natural Product Communications i risultati di una ricerca sull’attività in vitro, dell’Olio Essenziale di Origano, su 59 ceppi batterici appartenenti a quelle specie batteriche che normalmente sono alla base della Fibrosi Cistica delle vie respiratorie.
Parliamo di batteri che stanno progressivamente sviluppando una multi-resistenza verso i più comuni antibiotici impiegati nella terapia della Fibrosi Cistica. Il risultato è stato veramente interessante: l’Olio Essenziale di Origano, usato a bassissime concentrazioni, ha mostrato un’attività antimicrobica contro il 95-100% dei ceppi batterici testati.
Inoltre, nessun ceppo batterico mutato, quindi già resistente ad uno o più antibiotici, è risultato resistente all’OEO. Insomma, una spezia come l’origano, comunemente impiegata in cucina, può risultare una importante risorsa per lo sviluppo di nuovi farmaci.
Pur conoscendo quali potrebbero essere i principi attivi presenti nell’OEO, sostanze come carvacrolo e timolo, note per le loro proprietà antimicrobica e antiossidante, il valore aggiunto di questo studio è l’aver testato l’azione dell’OEO nella sua composizione naturale, quindi con tutti i componenti presenti in natura.
La Fibrosi Cistica
Si tratta di una patologia genetica ereditaria, più comune nella popolazione caucasica, nota da millenni. E’ una malattia rara, che colpisce poche migliaia di soggetti ma che può essere anche letale. Colpisce non solo le vie respiratorie ma anche pancreas, fegato, intestino e altri organi.
L’alterazione genetica, alla base della malattia, codifica una proteina deputata al trasporto del cloro, attraverso le membrane cellulari.
Una sua alterazione rende il muco molto denso e questo crea delle alterazioni funzionali, oltre che organiche, dove vari batteri trovano terreno fertile.
Un possibile approccio terapeutico verso la Fibrosi Cistica si avvale di antibiotici allo scopo di impedire le infezioni batteriche che andrebbero ad aggravare il quadro clinico. Purtroppo, anche in questo caso il fenomeno dell’antibiotico-resistenza sta rendendo meno efficaci gli antibiotici comunemente impiegati.
La ricerca di rimedi alternativi è quindi una esigenza medica fortemente avvertita da pazienti e sanitari. Il lavoro dei ricercatori toscani si colloca proprio in questo ambito e, ancora una volta, la natura si rivela una fonte importantissima di molecole ad azione terapeutica.