La difterite è tornata in Italia. Lo ha affermato Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, a un congresso di pediatria a Firenze. La malattia, di cui in Italia non si registravano casi dal 1991, è causata dal batterio Corynebacterium diphtheriae che, una volta penetrato nell'organismo, rilascia una tossina in grado di danneggiare e talvolta distruggere organi e tessuti. A seconda del tipo di batterio, gli organi colpiti possono essere la gola, il naso, le tonsille e, più raramente, pelle, vagina e congiuntiva.
Difterite, il rischio è reale
Il calo delle vaccinazioni registrato negli ultimi anni sta favorendo la ricomparsa di malattie che si credevano scomparse e per le quali, proprio a causa della loro presunta scomparsa, gli Stati non hanno ritenuto di dover prendere precauzioni particolari. La sicurezza della popolazione era, fino a poco tempo fa, garantita dalla copertura vaccinale: per questo motivo solamente pochissime nazioni possiedono dosi di antitossina e sono attrezzate per la cura della malattia.
Nel giugno del 2015, in Spagna, si è registrato il primo caso di difterite dopo 30 anni. Il bambino di 6 anni, che non era vaccinato per scelta della madre, ha iniziato a presentare i primi sintomi, ma la diagnosi è stata effettuata solo sei giorni dopo, a causa della scarsa familiarità dei genitori con una malattia così poco diffusa.
Data la gravità del caso, con il bambino in rianimazione e sotto dialisi, e considerato che il Ministero della Salute spagnolo non era in possesso di antitossina, si è dovuto lavorare per farla arrivare dall'estero, dalla Russia per l'esattezza.
Vaccini e immunità di gregge
Come si ricorda spesso, vaccinarsi è importante per proteggere sé stessi e chi, per motivi di salute, non può farlo.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato nel 95% la percentuale di popolazione vaccinata necessaria a garantire quella che viene chiamata immunità di gregge.
In Italia, la copertura vaccinale per la difterite è stata nel 2015 del 93,5%, anche se in alcune regioni il dato è addirittura inferiore. Secondo Walter Ricciardi, nel nostro paese, si correrebbe un rischio addirittura maggiore se ci si concentra sulla poliomelite, che sarebbe presente in Albania e per la quale non è raggiunta la quota del 95% di vaccinati.