I ricercatori del Department of Gastroenterology, Monash University and Alfred Hospital di Melbourne, Australia, hanno riscontrato che il 10% della popolazione australiana, pur non essendo celiaca, segue una dieta senza glutine per evitare sintomi di gonfiore intestinale e fatica dopo l’ingestione di alimenti glutinati come grano, orzo, segale e frumento.

Ma è sufficiente eliminare il glutine per risolvere i problemi? I ricercatori australiani hanno analizzato tutti i dati disponibili e hanno messo in evidenza alcuni aspetti interessanti, pubblicati nel marzo 2017 sulla rivista Gastroenterology and Hepatology.

Sono stati individuati soggetti affetti da gluten sensitivity non celiaca, definita recentemente da esperti di fama mondiale; non è ancora chiaro, però, se questi reagiscono al glutine, ad altre proteine del grano o ai FODMAP (zuccheri fermentabili oligosaccardi fruttani e galattani, disaccaridi, monosaccaridi e polioli).

La percentuale maggiore di partecipanti a diversi studi clinici ha mostrato finora miglioramenti significativi nei disturbi gastrointestinali quando ha ridotto tutti i FODMAP, piuttosto che soltanto i fruttani (prodotti con glutine).

I soggetti gluten sensitive hanno rivelato sintomi e caratteristiche funzionali simili a quelli sofferenti di sindrome del colon irritabile (IBS); quest’ultimi trattati con successo per almeno due mesi con la dieta FODMAP.

Diagnosi della gluten sensitivity

Secondo il lavoro pubblicato i soggetti che sospettano di avere gluten sensitivity dovrebbero innanzitutto essere certi di non avere il morbo celiaco.

I gold standard da eseguire sono il test sierologico per gli anticorpi antitransglutaminasi IgA e IgG, antigliadina IgA e IgG, dopo l’assunzione di almeno 3 gr al giorno di glutine per 4-6 settimane.

Vengono effettuati successivamente la biopsia duodenale e il test genetico HLA-DQ, per escludere la presenza di DQ2 e DQ8; gli unici anticorpi rilevati nel siero del 50% dei soggetti gluten sensitive sono risultati gli anticorpi antigliadina IgA.

Per valutare gli effettivi benefici della dieta si eliminano inizialmente gli alimenti contenenti glutine; successivamente si reinseriscono e si valuta l’eventuale comparsa dei disturbi gastrointestinali.

Gluten sensitivity, IBS e dieta FODMAP

Entrambi danno esito negativo nella ricerca sierologica degli anticorpi per la celiachia, mantengono una normale struttura dei villi intestinali, inducono aumento dei linfociti intraepiteliali del duodeno rilevati mediante biopsia, attivazione del sistema immunitario e aumento della permeabilità intestinale.

Anche per l’IBS la diagnosi viene stabilita dopo esclusione di alimenti che danno origine a meteorismo, diarrea o costipazione cronica, emicrania.

Sulla base delle evidenze sperimentali, è stato osservato che una certa percentuale di individui con IBS (attorno al 25-35%) ha sensibilità al glutine non celiaca; il glutine contribuisce in parte ai sintomi nei pazienti con IBS, ma non ne è la sola causa, in quanto l’eliminazione di diversi zuccheri (FODMAP), tra cui il lattosio, conduce a miglioramenti.

La dieta FODMAP, risultata efficace, è priva di fruttani e galattani (contenuti ad esempio in cereali, legumi, verdure come asparagi e broccoli), disaccaridi (lattosio nei derivati del latte e saccarosio), monosaccaridi (fruttosio in frutti particolarmente zuccherati come anguria, mela e pera), polioli (in frutti con nocciolo e additivi come sorbitolo, xilitolo, maltilolo, mannitolo, isomalto).