Dal terrorismo al parkinson. In questi giorni la Svezia è stata al centro della cronaca per un attentato terroristico in pieno centro della capitale, in cui hanno perso la vita quattro persone. Ma in queste ore, di Svezia e di Stoccolma si parla anche di cose fortunatamente più positive: a Stoccolma, il team coordinato da Ernest Arenas, del Karolinska Institutet, ha ideato una terapia che potrebbe combattere il Parkinson in modo innovativo e rivoluzionario: riprogrammando le cellule celebrali sane. In modo che esse siano in grado di compiere il lavoro di quelle malate ed invertire la patologia celebrale.
Cerchiamo di capirne di più su questa terapia svedese contro il Parkinson.
Terapia contro il Parkinson per invertire malattia
La terapia contro questa diffusissima malattia degenerativa è stata anche pubblicata sulla rivista internazionale ‘Nature Biotechnology’. Secondo il team di Ernest Arenas, le cellule del cervello umano possono essere riprogrammate al fine di ‘addossarsi’ il lavoro di quelle distrutte dal Parkinson. In questo modo si punta ad invertire la malattia. I primi test, come sempre accade nella medicina, sono stati condotti su topi aventi sintomi simili a questa patologia celebrale e hanno mostrato una promettente efficacia. I ricercatori svedesi ci tengono a precisare che servono altri test sui ratti e poi sugli esseri umani, onde evitare si sollevino facili entusiasmi.
Gli scienziati hanno ‘creato’ cellule simili ai neuroni che producono dopamina. In realtà, i ricercatori svedesi devono ancora valutare se effettivamente il trattamento è sicuro per gli esseri umani, e se le cellule ‘convertite’, che si trovano nello stato di astrociti, possono davvero funzionare come i neuroni che producono dopamina.
I quali vengono distrutti a causa della malattia.
Come si è svolta la ricerca per invertire Parkinson
Come sono giunti a questa terapia per invertire il decorso del Parkinson Utilizzando un insieme di piccole molecole al fine di creare artificialmente delle cellule che somiglino ai neuroni dopaminergici. Poi lo hanno somministrato ai ratti da laboratorio malati.
Orbene, hanno rilevato che le cellule celebrali erano riprogrammate e facevano anche il lavoro di quelle cosiddette malate. Riducendo di molto le sintomatiche del diffusissimo Parkinson. Speriamo dunque che presto questa terapia in grado di riprogrammare le cellule sane e di invertire questa malattia diventi presto realtà.